Vicenza, alle Gallerie d'Italia c'è Basquiat con il suo Mosè

Vicenza, alle Gallerie d'Italia c'è Basquiat con il suo Mosè
LA MOSTRAArriva dal Guggenheim di Bilbao, uno dei musei più famosi e prestigiosi al mondo, l'ultimo capolavoro che potrà essere visitato, da oggi al prossimo 3 novembre, alle...

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LA MOSTRA
Arriva dal Guggenheim di Bilbao, uno dei musei più famosi e prestigiosi al mondo, l'ultimo capolavoro che potrà essere visitato, da oggi al prossimo 3 novembre, alle Gallerie d'Italia di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza, sede museale di Intesa Sanpaolo. L'opera di prestigio, giunta dalla Spagna e presentata in anteprima ieri alla stampa, è il Moses and the Egyptians dell'artista Jean-Michel Basquiat, nato a Brooklyn nel 1960 e morto a New York nel 1988, a soli 28 anni, considerato un talento precoce dell'arte mondiale e uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano: ad appena 22 anni fu infatti il più giovane dei 176 artisti, provenienti da tutti i continenti, a essere selezionato da Rudi Fuchs per l'esposizione Documenta 7 a Kassel.

ARTISTA POLIEDRICO
L'esposizione, curata da Luca Beatrice, segna la decima edizione della rassegna L'Ospite illustre che propone, oltre che alle Gallerie d'Italia nella città del Palladio, anche a Milano e Napoli e al 36° piano del grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino, un'opera di rilievo in prestito temporaneo da prestigiosi musei italiani e stranieri. Moses and the Egyptians, realizzata da Basquiat proprio nel 1982, è un tipico esempio dello stretto legame tra figura e testo, dove il titolo risulta un elemento testuale di valore pari a quelli presenti nell'opera. Chi osserva, anche da distante e grazie ad un gioco di luci realizzato a Palazzo Leoni Montanari con grande maestria, viene colpito da una forma immediatamente riconoscibile che domina il campo pittorico: due pannelli disposti in verticale, con la parte alta arrotondata, che persino un bambino leggerebbe come le tavole dei Dieci Comandamenti.
IL SENSO IRONICO

Il colore rosso sangue accresce l'assertività di questo simbolo, ma il disegno sghembo e asimmetrico, e i contorni interrotti, sovvertono la solennità dell'immagine. Ogni incertezza di lettura viene subito dissipata dalla parola «Moses», ben visibile e scritta a grandi lettere maiuscole entro una cornice rettangolare nella parte alta della tavola di destra, accompagnata da altre scritte in corpo minore in basso e sulla sinistra. Tra queste, il nome viene ripetuto per cinque volte in verticale (le ripetizioni insensate erano uno degli espedienti preferiti di Basquiat, che le intendeva in senso ironico o per ribadire un concetto. La scritta più in alto è alterata da una macchia di vernice che la fa leggere come Moseis, ovvero la forma spagnola del nome, lingua che l'artista parlava in famiglia. «L'ospite illustre - tiene a sottolineare Michele Coppola, Executive Director dei settori arte, cultura e beni storici di Intesa Sanpaolo - ha portato in questi anni grandi nomi dell'arte nelle nostre Gallerie d'Italia, da Caravaggio a Bellini a Picasso, prestiti eccezionali da musei di prestigio su scala mondiale come il Metropolitan Museum di New York o l'Ermitage di San Pietroburgo. Questo straordinario dipinto di Basquiat è una delle modalità migliori per festeggiare il ventesimo compleanno del primo museo inaugurato dal nostro gruppo bancario».
Luca Pozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino