PACIFISTIPORDENONE Le bandiere dell'arcobaleno tornano in provincia. Appuntamento domani, con lo slogan Stop alla globalizzazione dell'indifferenza, per la Via Crucis della pace...
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PORDENONE Le bandiere dell'arcobaleno tornano in provincia. Appuntamento domani, con lo slogan Stop alla globalizzazione dell'indifferenza, per la Via Crucis della pace Pordenone-Aviano. Il corteo si muoverà alle 13.30 da piazzetta San Marco, luogo scelto per evidenziare l'ideale fusione tra chiesa (il Duomo concattedrale di San Marco) e la politica (il palazzo municipale) nell'impegno contro la guerra. I 12 chilometri (più o meno) del tragitto a piedi e ascoltando le considerazioni degli ospiti lungo la strada con le stazioni della Via Crucis, termineranno davanti ai cancelli della struttura militare. Poco dopo le 18 un bus-navetta riporterà i partecipanti in città. L'iniziativa, giunta all'edizione numero 22, è promossa in forma sinergica dai Beati i costruttori di pace di Pordenone e Padova, dal Centro d'accoglienza Balducci di Zugliano, dalla Comunità triestina di San Martino al Campo, da Emergency, dai Comboniani Padova, dall'Acli del Friuli Venezia Giulia, dalla Casa Oasi 2 di Cordenons e da Pax Christi nazionale. La marcia, che prende le mosse anche dal concetto I care, ricorderà don Lorenzo Milani nel cinquantennale della morte. Il nucleo centrale del messaggio si rifà alla denuncia del momento storico attuale, rilanciata da Papa Francesco: basta con la globalizzazione dell'indifferenza nei confronti degli oppressi, non soltanto dalle guerre. Con la manifestazione di domani si richiamano inoltre quattro temi specifici: la Costituzione italiana nel settantesimo della sua promulgazione; l'anniversario del riconoscimento da parte dell'Onu dei diritti umani; la mancata legge sullo jus soli a favore degli immigrati; la messa al bando delle armi atomiche. «Se Cristo vivesse oggi s'impegnerebbe in queste direzioni di pensiero - ricordano gli organizzatori -, ritrovandosi condannato come 2000 anni fa. Ma noi sappiamo che è risorto, cammina accanto a noi e ci invita a credere».
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Il Gazzettino