Via anche dal capannone tutti in appartamenti

Via anche dal capannone tutti in appartamenti
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TREVISO - (P. Cal.) La sistemazione alla dogana è di fortuna. Entro mercoledì i 63 richiedenti asili verranno portati altrove. La Prefettura sta lavorando per trovare una soluzione permanente. Nel massimo riserbo che circonda la faccenda trapela però che l'ancora di salvataggio potrebbe arrivare da alcuni privati pronti a mettere a disposizione degli appartamenti. E il perché di tanta prudenza lo spiega Abdallah Kerzajii, attivissimo in questi giorni con il suo circolo Hilal nel prestare accoglienza ai giovani sballottati tra stazione e dogana: «Bisogna fare i conti con alcuni sindaci - dice - tanti privati hanno paura a farsi avanti temendo la loro reazione. Però questi sindaci si lamentano anche se nessuno fa niente. E dire che basterebbe considerare una solo cosa: abbiamo circa 600 profughi in provincia e 95 comuni. Sei-sette persone per ogni comune e il problema si risolverebbe da solo». A quanto pare però qualcuno che non si fa intimorire c'è. E uno spiraglio di speranza si sta aprendo verso una soluzione in grado, forse, di placare l'emergenza. Del resto, la via degli appartamenti sfitti non è una novità. Già a Silea e a Roncade vengono utilizzati per l'accoglienza quelli di proprietà di Unindustria. E anche a San Biagio di Callalta 22 profughi hanno trovato ospitalità in alcune abitazioni di Olmi in via Verona. Il sindaco Alberto Cappelletto ha seguito da vicino l'intera vicenda assicurandosi che i nuovi arrivati non andassero a turbare la tranquillità della via. E ha anche messo delle regole, sempre in accordo con la Prefettura. La più importante è una sorta di coprifuoco: i profughi devono rientrare in casa ogni giorno entro le 20. Intanto, sempre in tema di emergenze che non mancano mai, all'orizzonte se ne profila una nuova: entro martedì potrebbe esserci un nuovo arrivo di profughi, ma nemmeno in Prefettura sanno dire quanti saranno. Da vedere se arriveranno veramente e, nel caso, quanti saranno.

In attesa degli eventi, i ragazzi già arrivati a Treviso dall'Africa osservano lo strano modo che li circonda. Ahmed viene dal Benin, dice di avere 18 anni. Ha lasciato il suo paese nel 2011: «Ho deciso partire assieme a delle persone del mio villaggio, e a mio fratello più piccolo, quando hanno ucciso i miei genitori». Ha sborsato 5mila franchi (lui li chiama così ndr) per un viaggio allucinante, culminato in Libia dove è rimasto più di un anno: «Sono stato arrestato e la polizia ha ucciso il mio fratellino - racconta - quelli che erano con noi li invece ho persi». Alla fine è riuscito a trovare un passaggio per la Sicilia. Quattro giorni tra le onde prima di toccare terra. E di finire in un capannone sotto il sole cocente di Treviso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino