LONDRA - La Gran Bretagna s'incammina verso la Brexit, formalizzando oggi la sua decisione di uscire dall'Unione Europea. Ma la Scozia - che ha votato contro la Brexit - non ci...
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Nicola Sturgeon, first minister scozzese e leader indipendentista dell'Snp, ruba così di nuovo la scena a Theresa May alla vigilia del giorno che la premier britannica saluta nelle stesse ore da Birmingham come «un momento storico». E sebbene lady Theresa si affretti a rispondere picche («nessun negoziato» e nessun referendum bis, almeno per ora e per una mezza dozzina di anni, ribadisce a stretto giro) il dado, oltre il Vallo di Adriano, è comunque tratto. La Scozia, per quanto divisa nei sondaggi, torna a sventolare le sue bandiere. E come minimo a porre un problema politico a un regno che si appresta a dire addio a Bruxelles, ma rischia d'abbandonare i 27 lasciandosi dietro un nuovo contenzioso interno.
La mozione è stata approvata senza sorprese: 69 voti contro 59. Lo Scottish National Party (Snp) di Nicola Sturgeon, promotrice dell'iniziativa, ha potuto contare sul sostegno fondamentale dei Verdi. Contrari invece i partiti delle opposizioni nazionali. Il documento parla chiaro: chiede d'indire una nuova consultazione popolare sul distacco dal Regno Unito entro marzo 2019, ossia esattamente entro la scadenza dell'iter negoziale per la Brexit. «Il nostro voto di oggi - ha tuonato Sturgeon fra gli applausi dei suoi - deve essere rispettato, il mandato per il referendum è fuori questione». E oggi la replica della premier britannica è stata perentoria. «Non apriremo i negoziati sulla proposta della Scozia» fino a quando la Brexit non sarà consolidata».
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Il Gazzettino