VERSO LE ELEZIONI PADOVA È una fredda serata d'autunno. Alla Fornace Carotta,

VERSO LE ELEZIONI PADOVA È una fredda serata d'autunno. Alla Fornace Carotta,
VERSO LE ELEZIONIPADOVA È una fredda serata d'autunno. Alla Fornace Carotta, sede dell'assemblea di Coalizione Civica, la temperatura però è bollente. L'ala sinistra che...

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VERSO LE ELEZIONI
PADOVA È una fredda serata d'autunno. Alla Fornace Carotta, sede dell'assemblea di Coalizione Civica, la temperatura però è bollente. L'ala sinistra che sostiene la giunta di Padova sta discutendo un importante tema urbanistico e la maggioranza vota contro una proposta del vicesindaco Lorenzoni. «Arturo, questa volta noi non siamo d'accordo con te». Il professore non la prende affatto bene. Si inalbera, chiede spiegazioni, ne nasce un acceso botta e risposta. Al culmine del confronto, un attivista della prima ora sbuffa: «Arturo, ricordati che la fiducia si guadagna a gocce ma si perde a secchi». Per raccontare la crisi del terzo anno tra il professore e il suo popolo arancione bisogna tornare indietro di qualche mese, a quella sera. Il voto contro non è una sfiducia, certo, ma è un segnale. Dopo questa prima crepa ne arrivano altre, fino alle tensioni degli ultimi due mesi e al paradosso degli ultimi giorni: Lorenzoni al comando di tutto il centrosinistra veneto ma, al tempo stesso, sempre più solo a Padova. «È andata così - mormora lui coi suoi fedelissimi - perché io ho pensato solo al bene della città. Senza vendermi a nessuno».

IL PARADOSSO
Per chi la guarda da fuori è una storia quasi inspiegabile. «Ma cosa sta succedendo? Perché litigano tra loro? Il nemico non è la Lega?». Domande che si rincorrono da Vicenza a Verona, da Venezia a Treviso. Fino a Rovigo, dove ieri si è tenuta l'assemblea regionale del suo movimento Il Veneto che vogliamo. A microfoni accesi si è parlato del programma elettorale, delle sfide future, della necessità di essere uniti e compatti. A microfoni spenti, però, hanno tenuto inevitabilmente banco anche le manovre politiche per la sua successione padovana. Le dimissioni di Lorenzoni sono attese per l'inizio della settimana (forse già domani): l'assessore Micalizzi (Pd) è favorito per la carica di vicesindaco mentre il presidente di BusItalia Ragona (Coalizione Civica) è in pole per diventare assessore ad urbanistica e mobilità. Una doppia scelta non gradita a Lorenzoni, che invece ha messo sul tavolo del sindaco altre tre proposte spingendo per un nome di sua fiducia.
IL PERCORSO
Lorenzoni compare sulla scena politica padovana all'inizio del 2017, conquista subito il sostegno di un'importante area civica scatenando l'entusiasmo di molti ragazzi e, da professore universitario di Economia dell'energia, supera la soglia del 20% al primo turno risultando poi decisivo al ballottaggio. Il 25 maggio 2017 Bitonci è sconfitto, Giordani è il nuovo sindaco e lui è il vice. Lo sostengono due civiche: Orizzonti e Coalizione. I primi due anni passano senza grandi scossoni e portando avanti un ambizioso progetto, quello delle nuove linee del tram. Le critiche interne non mancano, dall'uso dei parcheggi alle ciclabili, ma a sinistra buttano tutti acqua sul fuoco: «È normale dialettica civica».
LE CREPE
Si arriva così all'autunno 2019 e a quelle prime crepe che poi, nei mesi successivi, si allargheranno sempre più. Quando a febbraio Lorenzoni lancia ufficialmente la sfida a Zaia, Orizzonti mette il cappello alla sua candidatura mentre da Coalizione non arriva un appoggio formale. «La maggior parte di noi lo sostiene, certo, ma al nostro interno c'è anche Rifondazione che invece ha fatto un'altra scelta. Noi siamo una forza composta da tante anime».

Si arriva così all'emergenza Covid, con Zaia in diretta quotidiana e Lorenzoni pressato da Coalizione per dimettersi dal municipio. «È tempo di pensare solo alla campagna elettorale». Lui però prende tempo: prima attende di incassare l'appoggio ufficiale del Pd (arriverà a inizio giugno) e poi chiede garanzie sulla sua successione in municipio giocando la partita in prima persona. Una partita tesa, come sempre capita quando in ballo c'è un rimpasto di giunta. Una partita che formalmente si chiuderà solo nei prossimi giorni. Ieri a Rovigo le assessore arancioni di Padova (Benciolini, Gallani, Nalin) hanno posato sorridendo con lo slogan «Tutto un altro futuro con Arturo». Una mano tesa. Perché alla fine, nonostante le tensioni, a Padova lo sanno bene: tra i due litiganti, il rischio è che goda il centrodestra.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino