VERDE PADOVA Addio al vecchio platano. Ed è protesta. A Sant'Ignazio in

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VERDE
PADOVA Addio al vecchio platano. Ed è protesta. A Sant'Ignazio in tanti, ieri mattina, si sono fermati a chiedere spiegazioni agli operai che stavano abbattendo un maestoso albero lungo via Montà, all'altezza della chiesa. Una presenza caratteristica del quartiere, da decenni.

«Era un albero splendido, carico di foglie, che purtroppo è stato abbattuto - commenta Paolo Zambon, che ha il suo negozio adiacente agli ultimi alberi rimasti -. Mi sono informato, mi hanno risposto che la pianta era ammalata, preda di un fungo, ma sul ceppo rimasto non c'è traccia di malattia. Ho 57 anni e ricordo la fila di alberi, ormai ridotta a pochi esemplari, che fiancheggiava via Montà creando una sorta di viale verde ombreggiato. Questa amministrazione è stata una grandissima delusione per quanto riguarda l'ambiente. Dicono che gli alberi abbattuti negli ultimi due anni saranno sostituiti. Certo, con piantine di qualche decina di centimetri che forse nemmeno mio nipote vedrà cresciuti tanto da fare ombra».
Paolo Zambon si dice anche molto deluso dalla trasformazione che ha subito il quartiere. «Abbiamo visto centri commerciali e supermercati spuntare come funghi sacrificando il verde - chiude -. Tutte speculazioni che hanno molto danneggiato il piccolo commercio senza portare qualità alla zona».
Tra i passanti anche Giulio Zabeo, che certo non approva l'intervento dell'amministrazione comunale.

«È l'ennesimo taglio di una pianta in questo quartiere - afferma dispiaciuto -. Mi sono fermato a chiedere cosa stessero facendo, mi hanno risposto che il platano aveva una malattia, una pianta alla volta e stanno distruggendo il verde - continua Zabeo -. Piante che verranno sostituite, come assicura il Comune, certo, ma abbiamo già visto le sostituzioni che definirei alberi della grandezza di piantine di pomodoro. Quello che fa male a noi residenti è che purtroppo non si tratterà dell'ultimo scempio, a nessuno sembra importare che è grazie agli alberi che noi possiamo respirare».
L.M.
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Il Gazzettino