I veneziani hanno usato i cavalieri franchi della IV crociata per prendere Costantinopoli e ne sono venuti fuori con una serie di basi marittime che consentiva di navigare lo...
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Questi fatti si conoscono, quel che è davvero nuovo nel libro di Federico Moro, è la loro interpretazione alla luce della geopolitica. L'autore vede nel mare Adriatico una linea di faglia tra Occidente e Oriente e considera gli avvenimenti alla luce dei libri sulla guerra di Carl von Clausewitz, di Sun Tzu e soprattutto del testo che ha codificato l'egemonia navale globale, quello dell'ammiraglio statunitense Alfred Mahan.
«Per la loro posizione geografica, Venezia e l'Italia adriatica in generale», spiega Federico Moro, «si trovano direttamente sulla linea del fuoco. Il merito di Enrico Dandolo e della classe dirigente veneziana del Duecento è aver compreso che il libero accesso al mar Nero, fino a quel momento impedito dai bizantini, era ragione di interesse nazionale di prima grandezza per la già popolosa comunità lagunare».
Una delle ragioni più importanti della IV crociata, quindi, non sarebbe la conquista di Costantinopoli in sé, con la relativa fine dell'impero d'oriente, ma la libertà di navigazione nel mar Nero. La colonia veneziana di Tana, alle foci del Don, nel Mar d'Azov, sarà il frutto dell'accesso al Bosforo.
La ricerca ha prodotto una messe di dati nuovi, a cominciare dal numero dei marinai veneziani a disposizione di Dandolo che trasforma i crociati nel semplice «corpo da sbarco» della flotta, precisa Moro e anche questa è un'importante novità: Venezia aveva prodotto uno sforzo bellico fuori dal comune, arruolando circa la metà della popolazione maschile attiva.
Alessandro Marzo Magno
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Il Gazzettino