Venezia città aperta? no, così non si puo'

Venezia città aperta? no, così non si puo'
Venezia a numero chiuso? Giammai, dicono. Poi ti trovi giornate come quella di ieri e l'altro ieri (e come tante altre) in cui la chiusura vien da sè, come provvedimento...

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Venezia a numero chiuso? Giammai, dicono. Poi ti trovi giornate come quella di ieri e l'altro ieri (e come tante altre) in cui la chiusura vien da sè, come provvedimento emergenziale, con i vigili a bloccare le auto prima del ponte della Libertà, a San Giuliano, addirittura sullo svincolo in tangenziale, perché a piazzale Roma non ce ne stavano più. E allora ti chiedi: numero chiuso sì o no?

Certo, chiudere il ponte non è chiudere la città, ma l'immagine che ne esce è quella. Detta in soldoni: non è più pensabile procastinare un intervento risolutivo e di sistema sulla gestione dei flussi e del fenomeno turistico a Venezia. Proposte ce ne sono, studi ne sono state fatti a iosa, sono passati sindaci, assessori e intenzioni più o meno buone, esperimenti abbozzati e abortiti.
Ma adesso basta. Ne va della qualità del turismo, della vita della città (storica e non solo), del lavoro di coloro che vivono di turismo che, è inutile nascondersi dietro un dito, rappresentano la fetta più grande e più ricca della popolazione veneziana.
Ne va soprattutto della qualità della vita dei residenti: non solo quelli (sempre meno) del centro storico, ma anche dei mestrini e dei cittadini metropolitani. Quando ad esempio i bus non si fermano perché troppo carichi, quando i vaporetti trasudano (e non è un verbo a caso) intensa umanità perché sono al limite, quando non si trova un posto per un'auto o una moto, è la funzione stessa di città a venire meno. Non è da distribuire colpe, sono decenni che il fenomeno non viene gestito. Si tratta di guardare al futuro e non al passato, di ripensare tutto, perché governare l'ordinario non basta più. È un'emergenza dietro l'altra. E allora va pensata innanzitutto una soluzione di "sistema", che riguardi non solo Venezia, ma tutto il bacino metropolitano. Vanno trovate soluzioni che chiamino in causa Comune e Città metropolitana (che poi sono la stessa cosa), Regione e anche il Governo se serve.
Un sistema di trasporti efficace e integrato, tarato sul bacino veneziano e veneto, un sistema di accoglienza e gestione moderno, in cui si calino scelte coraggiose, creative e rivoluzionarie: non sta scritto da nessuna parte, ad esempio, che i vaporetti debbano essere sempre così o che ci debba essere un solo ponte translagunare (ma è solo una provocazione per dire che non ci sono limiti alla fantasia).

Serve un coinvolgimento di conoscenze e tecnologie che ci sono e che occorre avere la forza e il coraggio di adottare (la chiamano Politica). Non è più il tempo dei rimpalli di responsabilità: "mia-tua" alla fine va a finire che nessuno prende palla. È stato così per troppo tempo. Una decisione di sistema si costruisce con le persone, con le idee condivise, mettendo da parte conflitti istituzionali e gelosie, ascoltando, coinvolgendo e decidendo. E avendo ben chiaro l'obiettivo finale: rendere Venezia la più moderna delle città antiche.
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Il Gazzettino