Veneto Banca, il ministero si muove

Veneto Banca, il ministero si muove
IL CASOTREVISO «Il Ministero si è già fatto vivo. Ho ricevuto una telefonata. Non era a conoscenza di questa impasse e mi ha assicurato che farà di tutto per cercare di...

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IL CASO
TREVISO «Il Ministero si è già fatto vivo. Ho ricevuto una telefonata. Non era a conoscenza di questa impasse e mi ha assicurato che farà di tutto per cercare di risolverla quanto prima». Dopo lo sfogo del magistrato Massimo De Bortoli, procuratore reggente a Treviso e titolare delle inchieste su Veneto Banca assieme alla collega Gabriella Cama, qualcosa si è mosso. Ma il problema, di fatto, rimane. Con il rischio che anni di lavoro degli inquirenti vadano in fumo per colpa del sistema informatico in dotazione al palazzo di giustizia.

IL PROBLEMA
La prescrizione sulle inchieste che riguardano l'ex amministratore delegato ed ex direttore generale Vincenzo Consoli incombe, e il blocco del server dove devono venire caricati gli atti di certo non aiuta. «Su tempistiche e procedure che verranno attivate non ho avuto alcuna indicazione - continua De Bortoli - Ma sottolineo che si tratta di un problema generalizzato, non riguarda cioè soltanto il procedimento relativo a Veneto Banca». Nello specifico riguarda uno dei tre filoni d'inchiesta, quello della presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Otto gli indagati, e quattro devono essere stralciati per avviarli all'archiviazione. Per farlo, è necessario inviare gli atti al server centrale di Padova che però non li accetta vista la mole impressionante di documenti (oltre 3mila vittime per un importo superiore ai 100 milioni di euro). E nel frattempo i termini di prescrizione si avvicinano, con le indagini che di fatto rimangono impantanate a Treviso.
LA MOBILITAZIONE
Alla notizia del rischio prescrizione per le inchieste sul crac di Veneto Banca, ieri è intervenuto il Ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D'Incà. «Non è accettabile che il processo di Veneto Banca rischi di andare incontro alla prescrizione a causa di un'infrastruttura informatica inadeguata: sarebbe un'ingiustizia per migliaia di risparmiatori che hanno subito una grande truffa e, più in generale, per la credibilità del nostro sistema giudiziario. Per questo motivo ho contattato immediatamente la Ministra della Giustizia Marta Cartabia per informarla della situazione. La questione legata alle truffe da parte delle ex banche popolari nei confronti di migliaia di risparmiatori - continua D'Incà - è sempre stata seguita dal Movimento 5 Stelle che da anni si batte per restituire giustizia ai cittadini ingiustamente danneggiati. Con il Fir, Fondo indennizzo risparmiatori, è stato messo a disposizione 1 miliardo e mezzo di euro come risarcimento ai cittadini truffati».
L'INTERROGAZIONE

«Nemmeno in un film di Totò si sarebbe riusciti a infilare una vicenda che se non fosse tragica sarebbe comica». Parole di Raffaele Baratto, deputato trevigiano di Coraggio Italia, da sempre impegnato sul fronte degli ex risparmiatori di Veneto Banca, che ha chiesto formalmente un'interrogazione al ministro Cartabia. «È impensabile che il processo non potrà celebrarsi a causa di un problema informatico - sbotta - come lo si spiega alle migliaia di risparmiatori che attendono giustizia? Da anni la politica parla di riforma della giustizia, ma se in un tribunale come Treviso mancano le risorse informatiche forse prima dovremmo pensare a comprare computer e server più potenti».
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino