Veneto Banca: a Treviso le inchieste di Verbania e Potenza

Veneto Banca: a Treviso le inchieste di Verbania e Potenza
L'INCHIESTATREVISO Truffati i clienti, ingannati gran parte dei dipendenti, a cui venne tenuta nascosta fino all'ultimo la reale situazione della banca convincendo tutti che i...

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L'INCHIESTA
TREVISO Truffati i clienti, ingannati gran parte dei dipendenti, a cui venne tenuta nascosta fino all'ultimo la reale situazione della banca convincendo tutti che i bilanci che venivano mostrati a chi ha acquistato le azioni tra il 2012 al 2016 - e che la Procura di Treviso sospetta passano essere stati aggiustati con la complicità dei certificatori - fossero l'esatta rappresentazione della condizione di solidità della ex popolare. Questo quanto emerge dagli atti relativi alla chiusura delle indagini su Veneto Banca condotte dalla procura della Repubblica di Verbania, che ha chiesto il rinvio a giudizio di 43 persone, tra cui l'ex amministratore delegato Vincenzo Consoli, l'ex condirettore Mosè Fagiani, l'ex Compliance Officer Massimo Lembo e l'ex direttore Mercato Italia Cataldo Piccarretta, tutti accusati di truffa aggravata. Un lavoro quello svolto dal pubblico ministero piemontese Sveva De Liguoro i cui atti di indagine sono stati richiesti dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli che sulla base delle oltre 5 mila denunce presentate da ex clienti di Veneto Banca, prima acquisite dalla procura di Roma e poi rispedite un anno fa a Treviso, ha a sua volta aperto una inchiesta per truffa, falso in bilancio, falso in certificazione e falso in prospetto.

Dalle carte di Verbania emergono le stesse circostanze che starebbe venendo a galla anche nel corso del lavoro del pool della Guardia di Finanza coordinato da Bertoli: a partire dal 2012, quando i fondamentali di Veneto Banca iniziarono a picchiare tanto da attirare l'attenzione di Bankitalia e della Bce, i vertici dell'istituto di credito montebellunese impartirono l'ordine a tutte le filiale sparse sul territorio italiano di vendere le azioni rastrellando quanto più denaro possibile, da destinare a quelle ricapitalizzazioni che servirono a superare i test delle autorità nazionali e di quelle europee.

A tutta la rete commerciale venne impartito l'ordine di agire secondo modalità di collocamento che, evidenzia l'indagine di Verbania, eludevano le garanzie di risparmiatori e investitori previste dalle direttive europee in materia così come dal Regolamento congiunto di Banca d'Italia e Consob. Nessuna trasparenza, nessuna correttezza in quelle pratiche commerciali ma solo obiettivi di raccolta che, svela l'indagine della De Liguoro, venivano monitorati settimanalmente tramite le direzioni territoriali. Qualcuno nelle filiali nutriva però qualche dubbio alla luce delle voci che circolavano sulla situazione della banca, sospetti in qualcuno trovavano una conferma nella corsa sfrenata al collocamento. Così furono i vertici stessi di Veneto Banca a rassicurare sulla bontà dei titoli che veniva piazzati. Di chi è la competenza di queste indagini per una truffa perpetrata dai vertici di Veneto Banca? Tutto indica verso la Procura della Repubblica Treviso, su cui tavoli potrebbero finire presto non solo le carte di Verbania ma anche quelle dell'altra procura che si sta occupando di Veneto Banca, ovvero quella di Potenza.
De.Bar
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Il Gazzettino