La doccia gelata per i quasi 88mila soci di Veneto Banca arriva alle ore piccole. È passata la mezzanotte di lunedì quando, dopo quasi 10 ore di riunione, il cda di Veneto Banca...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Gran parte della seduta fiume, iniziata intorno alle 15 del pomeriggio precedente è stata dedicata all'illustrazione dei riscontri ottenuti nel cosiddetto premarketing, i sondaggi con circa 250 grandi operatori professionali, e dei metodi per convertire tali indicazioni in cifre. Formule tecnico-matematiche che poco cambiano la sostanza dei fatti: la risposta dei potenziali investitori è stata fredda. Tanto da obbligare a fissare il «pavimento» dell'offerta al minimo di 0,1 euro, confermando le indiscrezioni dei giorni scorsi e i timori dei soci. Il livello superiore, stabilito a mezzo euro, rischia di rimanere del tutto virtuale.
Nell'incontro con i sindacati dei bancari, avvenuto prima della riunione del consiglio, lo stesso presidente del gruppo montebellunese Stefano Ambrosini avrebbe ammesso un'operazione tutta in salita: «Nessuno vuole Veneto Banca».
Con i confederali, Ambrosini, che ieri ha invece seguito a Roma la relazione del governatore di Banca d'Italia, ha ribadito che si procederà lungo il percorso già tracciato dai precedenti vertici, con la ricapitalizzazione da chiudere entro giugno. Il presidente però non è riuscito a fugare i dubbi dei rappresentanti dei lavoratori sul rispetto degli accordi sul mantenimento dei livelli occupazionali e sul contenimento delle retribuzioni del cda (avrebbe aperto solo ad un contributo volontario da parte dei singoli componenti). Tanto che Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin hanno diramato una nota, intitolata «Se vuoi la pace prepara la guerra», in cui ammoniscono che «ogni decisione sulle politiche strategiche che direttamente o indirettamente dovesse mettere in secondo piano gli interessi dei lavoratori, troverà in queste organizzazioni il massimo del contrasto». Sull'aumento di capitale peserebbero anche le prescrizioni della Consob, che, come già per BpV, avrebbe imposto all'istituto trevigiano, nel collocamento dei titoli, di attenersi scrupolosamente al profilo di rischio dei clienti e di informare in modo inequivocabile sui pericoli dell'investimento.
Dopo che le banche di cui si vociferava un interessamento si sono chiamate fuori (ieri è stato l'amministratore delegato di Bper, Alessandro Vandelli, a ribadire che «in questo momento non c'è nulla»), la palla è di nuovo in mano agli azionisti. Nella speranza che il mercato possa opzionare almeno un 20-25% ed ottenere il via libera alla quotazione. Per evitare che l'ex popolare venga fagocitata per intero da Atlante, alla stregua della vicina berica.
Certo, difficilmente potranno partecipare i piccoli soci che hanno visto polverizzarsi oltre il 99% del patrimonio. A loro tutela il Movimento Consumatori ritiene «urgente» una «seria procedura di riconciliazione, per evitare il Vietnam». «Ci chiediamo quale sia la strategia di Veneto Banca: se voglia continuare a resistere ad oltranza nelle cause intentate dagli azionisti - afferma il segretario generale Alessandro Mostaccio - oppure se voglia dare seguito ai propri proclami sulla costituzione di un tavolo di risoluzione stragiudiziale di questo enorme contenzioso».
© riproduzione riservata Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino