Vendite caldeggiate, tradita la fiducia dei risparmiatori

Vendite caldeggiate, tradita la fiducia dei risparmiatori
IL SISTEMAVENEZIA Da qualche anno in pensione, è riuscito ad andarsene un attimo prima che scoppiasse la bomba diamanti. Ma ha vissuto in prima persona la pressione commerciale...

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IL SISTEMA
VENEZIA Da qualche anno in pensione, è riuscito ad andarsene un attimo prima che scoppiasse la bomba diamanti. Ma ha vissuto in prima persona la pressione commerciale nei confronti di questo investimento da parte delle banche, il Banco San Marco in particolare.

«Ogni mese c'era una riunione in cui si comunicava ai dipendenti un programma delle vendite da caldeggiare per il periodo - racconta il funzionario - sei anni fa c'è stato un vero e proprio boom della vendita di diamanti. Del resto il mercato azionario era molto altalenante, la gente aveva bisogno di un'alternativa. E questa si presentava allettante: esentasse e remunerativa. E anche per la banca: ci guadavagna circa il 5 per cento. Dalla direzione centrale arrivavano mail in cui si dava conto dell'investimento, qualcuno so che le ha conservate tutte».
SOSPETTI
Poi i primi sospetti. Con la trasmissione televisiva Report che metteva a nudo la pubblicità a pagamento utilizzata dalle società di vendita di diamanti come listino prezzi, ben diverso da quello ufficiale, il Rapaport. E le prime richieste di chiarimenti da parte dei clienti. Con le banche che inizialmente cadevano dalle nuvole. Poi l'inchiesta delle Iene. Infine quella della Procura di Milano e dell'Antitrust.
«Eppure qualcuno non poteva non sapere. Quando si faceva un investimento in diamanti l'incontro era a tre: veniva un funzionario della società, c'era un dipendente della banca e il cliente - prosegue l'ex banchiere - i tagli solitamente erano da 10mila euro. Veniva rilasciato un certificato di garanzia sulle caratteristiche della pietra. E spesso il diamante rimaneva in custodia gratuita nella cassetta di sicurezza della banca. Altre volte risultava depositato nella sede della società, per cui il cliente neppure lo vedeva. Si fidava ciecamente della sua esistenza».
LA BOLLA
Poi un po' alla volta la bolla è arrivata in superficie: si trattava di investimenti minimi di cinque-sette anni. Periodicamente il cliente si recava in banca per conoscere la redditività dell'investimento e dalla società dei diamanti arrivava puntualmente un rassicurante grafico sempre in salita. Ma qualcuno cominciò a voler riscuotere il denaro. E nessuno sapeva che c'erano delle commissioni di uscita molto alte. Né che i tempi di collocazione sul mercato erano inizialmente di sei-otto mesi, per ottenere un valore simile a quello investito. Anche perchè con il tempo i clienti sono diventati più sospettosi e si trattava di trovarne altri disposti a investire...

«Quello che mi stupisce - conclude il funzionario - è il fatto che la gente oggi non si precipiti in banca o dall'avvocato per chiedere la restituzione di somme talvolta ingenti. Venivano a rompere l'anima per chiedere chiarimenti sull'estratto conto se c'era un errore di tre euro, mentre a fronte della perdita di un patrimonio tacciono e continuano a riporre fiducia nella banca. Mi è capitato di sentire una signora anziana che commentava con un'amica: «Hai visto che la Gabanelli non è più a Report? In banca mi hanno spiegato perché: aveva raccontato che le banche con i diamanti truffano la gente. Ma l'hanno mandata via, perchè invece la mia banca mi ha detto che non è vero e che posso stare tranquilla»
R. Vitt.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino