Quanta paura fa Greenpeace? Dalle parti di Palazzo Balbi sicuramente neanche un po', ma se sull'imbarcadero della sede della Regione Veneto sbarcano gli attivisti...
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IL BLITZ - Gli attivisti di Greenpeace hanno occupato il pontile del Balbi, appendendo striscioni con le scritte Pericolo Pfas e Stop Pfas in Veneto, fermiamo gli scarichi, e installando il mega tubo nero. Quindi hanno consegnato un documento in cui, citando analisi indipendenti, si sostiene che «l'inquinamento è tuttora in atto» e che «non tutte le fonti di contaminazione sono state individuate». «È grave - ha detto afferma Giuseppe Ungherese di Greenpeace Italia - che dalle nostre analisi sia emersa la presenza, in alcuni scarichi, di rilevanti concentrazioni di composti mai individuati finora e che Pfas pericolosi siano stati trovati anche nel comune di Valdagno, in un'area non ancora presa in esame dalle autorità regionali». Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere alla Regione di censire e bloccare tutte le fonti di inquinamento da Pfas.
LA REPLICA - La Miteni di Trissino (dove peraltro mercoledì si sono presentati i carabinieri del Noe sequestrando computer e documenti) unica fonte inquinante? «Non l'abbiamo mai detto, Arpav nel 2013 l'ha individuata come la principale fonte, il che significa che ce ne sono altre», ha detto l'assessore all'Ambiente Bottacin dopo aver ricordato che la Regione, con la delibera 30 del 17 gennaio, si è costituita parte offesa nel procedimento giudiziario aperto a Vicenza per qualsiasi ipotesi di reato che sarà configurato, compresi quelli introdotti nel 2015 di disastro e inquinamento ambientale. Con altro provvedimento (Dgr 160 del 14 febbraio) la Regione ha incaricato Arpav di approfondire lo stato di contaminazione nell'area in cui insiste la Miteni. «All'Arpav - ha detto Bottacin - saranno riconosciuti tutti i costi aggiuntivi che eventualmente dovessero esserci». Quanto ha speso finora Arpav sul fronte Pfas? Dell'Acqua: «Dal 2013 circa 500mila euro all'anno, in tutto più di 2 milioni e mezzo, escluse le attrezzature costate 1,2 milioni per analizzare le acque, siamo gli unici in Italia ad avere strumentazioni del genere». Benassi: «Un nanogrammo per litro è l'equivalente di un grammo in una nave da 70 tonnellate». A proposito di delibere, per la giunta - Bur compreso - la sigla Pfas sta per perfluoroalchemici anziché perfluoroalchilici: dicono che tutte le richieste di correzione siano cadute nel vuoto.
IN COMMISSIONE - «Bisogna fare una causa civile» ha detto Andrea Zanoni (Pd) durante la seduta della Seconda commissione ieri mattina a Palazzo Ferro, alla quale hanno partecipato l'assessore Luca Coletto e il direttore dell'Area alla Sanità Domenico Mantoan. «Come ha sottolineato Mantoan - ha detto il presidente della commissione Francesco Calzavara - è certo come i Pfas siano dannosi per la salute pubblica determinando, a prescindere dai possibili effetti cancerogeni non ancora provati, sicuramente un aumento del 20% delle malattie cardiovascolari, andando ad incidere sul metabolismo del colesterolo». E Coletto ha ricordato che «a livello nazionale non ci sono ancora limiti dei Pfas».
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Il Gazzettino