Vaccino contro la Tbc, cento studenti in fila

Vaccino contro la Tbc, cento studenti in fila
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(E.S.) A metà mattina cinque ragazzi sono ancora fuori dall'aula D'Ayala del Bo, intenti a stropicciarsi il braccio e commentare l'esame appena effettuato: nessuna verifica sulle materie studiate nel semestre però, ma una bella puntura di reagente. Insieme a un altro centinaio tra docenti e insegnanti hanno infatti dovuto sottoporsi al test di intradermoreazione alla Mantoux, resosi necessario dopo la segnalazione di un caso di tubercolosi tra le storiche mura del glorioso ateneo. Una procedura standard, spiegano gli operatori sanitari, in quanto il rischio di contagio è prossimo allo zero, Però la conferma arriverà solo giovedì, tre giorni d'ansia per tutti. La segnalazione sembra sia giunta al Dipartimento di prevenzione, igiene e sanità pubblica a metà gennaio da parte di un medico che aveva preso in cura un giovane con sintomi assai preoccupanti. Il paziente veniva sottoposto a tutti gli esami e alla fine era arrivata la conferma: proprio un caso di tbc. Subito scattavano gli accertamenti sui suoi movimenti: si è scoperto che dal 10 ottobre aveva frequentato le lezioni di diritto sindacale, comunitario e della Pubblica amministrazione all'interno del corso di laurea triennale per consulente del lavoro. Venivano rintracciati docenti e studenti impegnati nelle stesse aule, dando a tutti appuntamento per lunedì dalle 9 alle 11.30 per le verifiche del caso. «Bisogna dire che gli operatori sono stati estremamente chiari e professionali» spiegano Giacomo, Alessia, Veronica, Eleonora e Sofia, 22 e 21 anni. «Prima di tutto ci hanno spiegato che è molto difficile contrarre la malattia, ci vogliono 8 ore di stretto contatto in uno spazio chiuso, mentre le lezioni si svolgono in un tempo molto più breve. E comunque non è detto avvenga ugualmente la trasmissione. Nel malaugurato caso, la cura garantisce una pronta e completa guarigione». «Adesso dovremmo aspettare fino a giovedì, prima che il test dispieghi il suo effetto, anche se ci hanno spiegato che comunque, nel caso di una forte reazione, l'eventuale contagio dovrebbe poi venire confermato da esami radiologici e visite specialistiche».

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Il Gazzettino