Vaccini obbligatori il Veneto fa ricorso

Vaccini obbligatori il Veneto fa ricorso
Prosegue il braccio di ferro tra Veneto e Roma sul fronte vaccini. La Regione, che cercherà nelle urne del referendum del 22 ottobre una maggiore autonomia dalla capitale, parte...

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Prosegue il braccio di ferro tra Veneto e Roma sul fronte vaccini. La Regione, che cercherà nelle urne del referendum del 22 ottobre una maggiore autonomia dalla capitale, parte con la sanità e prende posizione contro la decisione del governo di rendere i vaccini obbligatori. Costrizione che la giunta regionale aveva scalzato nel 2007 quando decise che i genitori erano liberi di vaccinare, oppure no, i propri figli. Nessun obbligo, ma solo un consenso informato e una campagna di sensibilizzazione. Così ora che dall'alto viene imposto di sottoporre tutti i bambini alla sfilza di vaccinazioni la Regione Veneto ha deciso di intraprendere le vie legali. E ieri ha notificato il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto legge 73 del 2017, quello appunto sulle vaccinazioni obbligatorie. Un decreto che include dodici vaccini, poi ridotti a dieci con un emendamento che ha escluso il meningococco B e C.

«Non ci sono precedenti storici a livello internazionale nemmeno in periodi bellici, in questo modo l'Italia è il paese europeo con il maggior numero di vaccinazioni obbligatorie» sentenzia il governatore del Veneto Luca Zaia. E punta il dito contro un intervento statale che impone un obbligo collettivo. «Ben dodici vaccini - prosegue - una coercizione attuata per di più con un decreto d'urgenza». Una Regione, il Veneto, che si dice pro vaccini, ma non con questi metodi. Non scordiamo che sempre il Veneto ha avuto un medico radiato, su decisione dell'ordine di Treviso. Roberto Gava è stato escluso dalla professione e bollato come anti-vaccinista. E sempre qui è finita nell'occhio del ciclone l'operatrice sanitaria Emanuela Petrillo perché molti dei bimbi da lei vaccinati sono poi risultati privi degli anticorpi alle malattie.
Nel merito la Regione Veneto contesta l'urgenza del provvedimento. «L'Oms non ha mai raccomandato il raggiungimento della soglia di copertura vaccinale del 95% per garantire l'immunità di gregge - prosegue Zaia - la soglia del 95% viene considerata ottimale, ma non critica e per questo il Veneto, con i livelli di copertura raggiunti con il proprio modello, non presenta una situazione epidemica di emergenza».

Ecco le percentuali di copertura venete nella popolazione tra i 2 e i 18 anni: per il morbillo è del 93%, per l'antipolio del 95,7%, per la parotite dell'89%, lo stesso vale per la rosolia, mentre per la varicella è all'85,5%. Raggiunge numeri elevati anche il meningococco C al 91,7% e il ciclo completo del pneumococco che ha toccato l'85,5% per cento. Risultati ottenuti senza coercizioni, ma solo un consenso informato e una strategia incentrata sulla sensibilizzazione. Il Veneto poi, come ha più volte descritto l'assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, è stata la prima regione italiana ad avere un sistema di monitoraggio informatizzato e sempre aggiornato sul fronte vaccini. «Ora invece - conclude Zaia - si introduce una grottesca sperimentazione di massa obbligatoria senza un consenso informato, senza il sostegno di un sistema di farmacovigilanza, senza una supervisione bioetica e senza un'adeguata copertura finanziaria. Il tutto evitando l'accesso ai servizi educativi ai bambini non vaccinati e facendo pesanti sanzioni alle famiglie, anche a quelle meno abbienti».
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Il Gazzettino