Vaccini agli invisibili, il Friuli c'è

Vaccini agli invisibili, il Friuli c'è
LA CAMPAGNAUDINE Vaccinare gli invisibili: il Friuli si attrezza. Non solo immunizzando i senzatetto dei ricoveri (un terzo già vaccinati all'asilo notturno), ma anche i profughi...

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LA CAMPAGNA
UDINE Vaccinare gli invisibili: il Friuli si attrezza. Non solo immunizzando i senzatetto dei ricoveri (un terzo già vaccinati all'asilo notturno), ma anche i profughi ospiti dei vari centri di accoglienza. Come spiega il prefetto di Udine Massimo Marchesiello, sul fronte vaccinazione, «stiamo valutando in particolare per i migranti in Cavarzerani con fragilità. Aspettiamo disposizioni». Nelle strutture gestite dalla Caritas, invece, i migranti ancora non sono stati vaccinati, come spiega Paolo Zenarolla, ma sottoposti alla quarantena preventiva come da prassi: «Ne abbiamo circa 200 in Cas, 50 in quarantena». Di questi, «30 a Tarvisio».

ASSOCIAZIONI
Il 31 maggio 32 associazioni avevano scritto una lettera al commissario Figliuolo e al presidente della conferenza delle Regioni (e del Fvg) Fedriga, preoccupate per «la silenziosa esclusione» di persone socialmente fragili, per colpa dei lacciuoli burocratici. Ma, lamentando i ritardi di molte regioni, nella sua presa di posizione sulla necessità di vaccinare gli immigrati senza documenti, Marco Mazzetti, presidente Simm, aveva citato proprio il Fvg assieme all'Emilia, come gli unici due esempi virtuosi in Italia, che «sembrano aver risolto i problemi pratici e amministrativi». «Il problema è di una banalità disarmante e riguarda i sistemi informatici, che non consentono di accedere con il codice numerico degli stranieri, ma solo con il classico codice fiscale. L'Emilia Romagna e il Fvg hanno superato il problema. Si tratta solo di mettersi lì e risolvere». La conferma arriva dal Gris Fvg, che spiega come, in particolare in provincia di Udine, già a fine maggio, si fosse già proceduto a vaccinare persone con i codici Stp (straniero temporaneamente presente, per gli extracomunitari), Eni (europeo non iscritto, per i comunitari) o Team, o anche «senza nessuna tessera, ma sempre in linea con le categorie previste dal piano nazionale (per patologia o per età, o come nel caso delle badanti spesso perché care giver). Sicuramente è necessaria un'azione di offerta attiva e di accompagnamento, soprattutto negli hub vaccinali di grandi dimensioni, tramite contatti diretti con operatori» dell'accoglienza. Tuttavia, «non sono molti i vulnerabili ad oggi vaccinati, principalmente per una certa resistenza alla vaccinazione e una diversa visione delle priorità da parte di questa specifica popolazione». La mancanza di documenti, notano al Gris, non si è rivelato un problema insormontabile.
CUP
«La piattaforma di riferimento per le prenotazioni della vaccinazione anticovid è l'agenda Cup, la stessa utilizzata per le prenotazioni dei tamponI» In entrambi i casi «è sufficiente aver creato una posizione anagrafica, anche fittizia, come si utilizza per i tamponi dei soggetti appena rintracciati all'arrivo in Italia dalla rotta balcanica, prima ancora del loro accesso in Questura, quindi senza nessun documento. Lo Spid è necessario solo per la prenotazione tramite app (modalità introdotta più di recente in regione all'abbassarsi delle fasce d'età), ma non richiesto per gli altri canali di prenotazione (farmacie, call center, dipartimenti di prevenzione) che quindi garantiscono tale diritto a tutti, in linea con le indicazioni del Piano strategico vaccinale e dell'Aifa».
«NON SONO UNTORI»

«Ingiustificato l'allarme che vede i profughi come presunti untori - dice Guglielmo Pitzalis (Gris) -. I migranti sono tutti controllati quando arrivano. I tamponi ai richiedenti asilo sono la regola e sono una garanzia. Alla fine è molto più facile che la variante indiana arrivi su un aereo di prima classe. È importante garantire che si continuino ad attuare i modelli utilizzati negli ultimi mesi, che hanno funzionato benissimo». Uno dei problemi, piuttosto, resta «raggiungere le badanti irregolari e i senzatetto e convincerli a vaccinarsi». Tuttavia, in Fvg, nota, «il problema degli invisibili è ridotto, un po' perché è ridotto il numero di persone in grave condizione di marginalità e poi perché abbiamo paesi e città piccole». A giocare a favore anche il rapporto diretto con gli operatori coinvolti nell'accoglienza. .
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino