«Va bene, se volete portarmi in questura, andiamo in questura!» In questa frase consisterebbe la provocazione messa in atto da Tommaso De Michiel nei confronti dei poliziotti...
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I fatti di quella notte sono oggetto di un processo celebrato di fronte al Tribunale (prossima udienza 5 luglio) nel quale i fratelli De Michiel sono imputati a vario titolo di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e ingiurie, mentre ai cinque poliziotti vengono contestati i reati di percosse e lesioni per aver ripetutamente picchiato Tommaso. Nel corso dell'ultima udienza i due fratelli hanno raccontato le modalità con cui furono portati in questura e Tommaso colpito più volte, la più grave delle quali a Santa Chiara, con un calcio che gli fu sferrato nelle parti basse.
I poliziotti forniscono una versione diversa e sostengono che Tommaso era ubriaco (per errore nell'articolo del 22 giugno è stato scritto Nicolò) ed è stato lui ad aggredirli. «L'ubriachezza attribuita a Nicolò De Michiel è stata esclusa da una sentenza definitiva del giudice di pace di Venezia - precisa l'avvocato Guerriero - Anche Tommaso non era ubriaco e lo dimostreremo».
Nel corso del processo è stato depositato l'esito degli esami del sangue effettuati all'ospedale, dove Tommaso si recò a farsi medicare alcune ore più tardi, dopo essere stato rilasciato, dai quali risulta un tasso alcolico piuttosto elevato. Un perito nominato dalla difesa sostiene però che quel dato non è attendibile in quanto gli esami eseguiti in ospedale non sono specifici per la ricerca del tasso alcolico.
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Il Gazzettino