UNIVERSITÀ PADOVA Sit in di protesta ieri pomeriggio nel cortile del Bo.

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UNIVERSITÀPADOVA Sit in di protesta ieri pomeriggio nel cortile del Bo. Il sindacato degli studenti ha organizzato la manifestazione, in contemporanea con la seduta del Senato...

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UNIVERSITÀ
PADOVA Sit in di protesta ieri pomeriggio nel cortile del Bo. Il sindacato degli studenti ha organizzato la manifestazione, in contemporanea con la seduta del Senato Accademico, contro la decisione di limitare a 800 i posti disponibili per guadagnare i 24 crediti necessari ad accedere al corso triennale che dà la possibilità di insegnare.

Anche lo scorso anno l'ateneo aveva cercato di introdurre il numero chiuso che poi non aveva applicato. Quest'anno degli 800 posti a disposizione 600 sono riservati ai laureati, 50 ai dottorandi e 150 agli studenti che stanno per conseguire la laurea magistrale.
Le domande di questi ultimi però, superano già quota 600 di qui una serie di mobilitazioni degli studenti che ieri hanno manifestato.
Il Senato Accademico in parte ha accolto le proposte degli studenti avanzate tramite la senatrice Caterina Vencato, l'ateneo si impegna a rimuovere il numero chiuso ampliando gli 800 posti previsti anche suddividendoli in più corsi, dando modo così a tutti gli studenti di accedervi per acquisire i 24 crediti formativi necessari ad accedere al triennio teorico-pratico che, a sua volta, permette di essere iscritti alle graduatorie per insegnare.

Si è deciso inoltre di suggerire ai diversi Dipartimenti, in maniera decisa, di svolgere un'ulteriore sessione di laurea prima del 30 giugno, affinché sia possibile agli studenti svolgere un semestre aggiuntivo per ottenere i crediti necessari. Il corso triennale è aperto agli studenti di tutte le facoltà e i crediti vertono su materie quali psicologia, pedagogia e antropologia. Infine è stato sottoscritto l'impegno a richiedere al Miur un sostegno economico del percorso. Chi non viene ammesso infatti può conseguire i crediti in altri atenei, riconosciuti a fronte di un versamento di 100 euro, o in corsi a pagamento sostenendo ulteriori costi oltre a quelli della frequenza universitaria. Per gli studenti, una vittoria parziale ma non uno stop alle iniziative per risolvere le altre criticità del percorso di studi intrapreso.
Luisa Morbiato
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Il Gazzettino