Unioni, il Tar annienta la proroga

Unioni, il Tar annienta la proroga
TRIESTE - Cambiare alla svelta la legge rimuovendo le misure impositive previste dalla riforma. Oppure preparare una nuova proroga per le Unioni comunali, visto che quella da 120...

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TRIESTE - Cambiare alla svelta la legge rimuovendo le misure impositive previste dalla riforma. Oppure preparare una nuova proroga per le Unioni comunali, visto che quella da 120 giorni appena decisa dal Consiglio regionale non potrà bastare: scadrà infatti a fine febbraio il primo degli adempimenti, ossia la costituzione delle Unioni medesime. È il bivio fatale di fronte al quale, di fatto, la Regione Fvg viene posta dal Tar rispetto alle ondate di ricorsi presentate dai Comuni "ribelli".

Il perché è presto detto: l'udienza pubblica per trattare i ricorsi "autonomi" dei Comuni di San Floriano del Collio, San Dorligo della Valle, Tricesimo e Torviscosa contro la mappatura definitiva del territorio in 18 Unioni è stata fissata dal presidente Umberto Zuballi per il 10 febbraio. E fin qui ci stiamo con la proroga dei termini decisa dalla Regione, pur tenendo conto che dopo l'udienza la pubblicazione della sentenza richiede ancora almeno diversi giorni se non settimane. Naturalmente salvo ricorso in appello al Consiglio di Stato.
Ma quando sarà esaminato in udienza pubblica il maxi-ricorso di 56 Comuni contro la medesima mappatura? Non è ancora deciso e quindi senz'altro non sarà a febbraio. Il calendario del Tar indica il 9 e il 23 in marzo, il 6 e il 20 ad aprile. Dunque la proroga di 120 giorni non basta.
Non solo: la strategia dei ribelli contempla una tattica a ondate successive di attacco. In questi giorni planerà alla segreteria generale del Tar una salva di quasi 30 ricorsi "individuali" di Comuni ribelli, questa volta per impugnare la nomina dei commissari a suo tempo adottata dalla Giunta regionale per far approvare gli statuti delle Unioni alle assemblee dei sindaci che i primi cittadini dei Comuni capofila (i più abitati) non avevano voluto adunare.
Ma tutto questo, sebbene basti e avanzi a comporre un fitto ginepraio, non è che il prologo dello scoglio più duro per la Regione: la legge di riforma prevede la nomina di commissari per sostituirsi a tutti quei Consigli comunali che hanno votato contro l'adesione alle rispettive Unioni. Qui la Regione rischia tutto: sostituire con un commissario imperativo la volontà popolare democraticamente espressa da cittadini legittimati dal voto non è guridicamente sostenibile. È contro la Costituzione. Eventuali commissariamenti sarebbero prontamente impugnati davanti al Tar, che con ogni probabilità sospenderebbe il giudizio per mandare le carte alla Corte costituzionale. Risultato: aspettare un annetto (se va bene) per poi sentirsi condannare al rango abietto dell'illegittimità.

Tale risultato, magari, pioverebbe sul Fvg alla vigilia del voto regionale del 2018. Un doppio capolavoro, se si consideri che in pieno scontro fra Regione e ribelli, a primavera 2016, il calendario della politica propone le elezioni comunali in molti centri, a cominciare da Trieste e Pordenone.
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Il Gazzettino