Unioni, riesplode la rivolta

Unioni, riesplode la rivolta
TRIESTE - La guerra continua. A colpi di ricorsi alla giustizia amministrativa. Dopo l'armistizio firmato con la presidente della Regione, Debora Serracchiani, scoppiano nuove...

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TRIESTE - La guerra continua. A colpi di ricorsi alla giustizia amministrativa. Dopo l'armistizio firmato con la presidente della Regione, Debora Serracchiani, scoppiano nuove ostilità sul fronte sempre rovente delle Unioni comunali. I sindaci "ribelli", dopo aver attenuato i toni alla luce dell'intesa raggiunta, hanno riacceso le polveri di fronte a quello che considerano un grave tradimento: l'emendamento normativo approvato dal Consiglio regionale su proposta del capogruppo del Pd Diego Moretti.

«Quella norma fa carta straccia dell'intesa sotto vari profili - spiegano i sindaci di Talmassons Pietro Mauro Zanin e di Tarvisio, Renato Carlantoni - a cominciare dalle penalizzazioni per i Comuni che non aderiscono alle Unioni per finire con l'innalzamento a 15mila abitanti della consistenza demografica di un Comune per poter esercitare i propri servizi in autonomia. Per giunta senza alcuna deroga a favore delle aree montane».
Quanto alle penalizzazioni per i "renitenti" alle Unioni, Zanin prende atto che sono state eliminate per il 2016 ma restano confermate per il 2017 e il 2018. Chiarisce, soprattutto, che la Regione «ha fatto uscire dalla porta i castighi eliminandoli dal famigerato fondo di perequazione, tuttavia li ha fatti rientrare dalla finestra prevedendo minori finanziamenti con il fondo ordinario per gli Enti locali».
Non solo. Un altro terreno di scontro si richiama alla data entro la quale occorre aderire alle Unioni per non subire le penalità: il 15 settembre, quando «Serracchiani ci aveva garantito un termine più ampio e cioè la fine dell'anno», attacca Zanin.
E siccome i fuochi si moltiplicano a vista d'occhio, eccone uno piuttosto evidente: «Con la manovra estiva, la Regione ha previsto una posta da 5,5 milioni di euro per finanziare opere pubbliche strategiche delle Unioni comunali - dettagliano i "ribelli" - ma in realtà ha definito un riparto delle risorse per singoli Comuni, probabilmente temendo che in caso contrario non si riesca a spenderle entro il 2016». Ciò significa, secondo Zanin, che «chi ha deciso di restare fuori dalle Uti non avrà il becco di un quattrino, cosa ingiusta e illegittima», anche ricordando il dettaglio che il Tar, sentenziando sul maxi-ricorso dei "ribelli", ha ribadito la centralità istituzionali del Comune e non dell'Unione, valorizzando il diritto di ogni singolo municipio a non vedersi invadere dalla Regione il campo della propria autonomia.
Frattanto rischiano di scoppiare di qui a poco due nuove grane sulla già accidentata strada dell'attuazione della riforma: cosa faranno i Comuni di Trieste e Pordenone, dove il colore politico al Governo non è più quello del Centrosinistra? I primi cittadini Roberto Dipiazza e Alessandro Ciriani non fanno mistero di guardare con avversione alla prospettiva delle Unioni.

«La riforma è inapplicabile e dunque non può che fallire - tagliano corto Zanin e Carlantoni - ma noi non molliamo: adesso si torna in battaglia».
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Il Gazzettino