FIUME VENETO - Federico Dri non era più l'uomo solo e cupo partito per San Patrignano con il suo carico di problemi. Quell'esperienza apparentemente gli era servita, l'aveva...
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Gli anni passati, quelli sì che sono rimasti nella mente di tutti. Un calvario fatto di dipendenza dalla droga e reati collegati al continuo bisogno di assumere la sostanza. Erano iniziati a metà degli anni '80, i problemi di Federico Dri. Mentre il fratello Stefano cresceva come ogni altro suo coetaneo, il figlio maggiore di Franco e Annalisa Dri incontrava per la prima volta il demone che non lo avrebbe più lasciato. «I problemi - spiega sempre l'amico di famiglia che ricorda Federico a poche ore dalla sua morte - erano iniziati prestissimo. Tutti se li ricordano». Le cattive compagnie, gli incontri sospetti e quello sguardo che via via si faceva sempre più spento, ottenebrato dalla droga. E i guai con la giustizia gli sarebbero piombati addosso di lì a poco, così come i litigi in famiglia. Con il padre Franco, che dei problemi che lo tormentavano non parlava mai fuori dalle mura di casa; con la madre Annalisa, che provava in tutti i modi a rimetterlo in carreggiata. «Prima di andare in comunità - spiega una vicina di casa della famiglia Dri - litigava più spesso con la madre. Mi dispiace tanto, non si doveva tenere un'arma in casa». In comunità, racconta chi lo conosce, si era ricavato un ruolo da leader. «Che bella, la vita», scriveva su Facebook a fine 2013. Sembrava la didascalia di una svolta. Invece la ruota della vita forse si era fermata di nuovo.
Marco Agrusti
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Il Gazzettino