Una possibile reazione con del materiale sconosciuto. È questa una delle ipotesi avanzate dai membri della commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse...
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«Siamo preoccupati per quanto accaduto qui e sta accadendo in altre zone d'Italia - ha sottolineato il presidente Bratti - Queste aziende ultimamente stanno creando diversi problemi. A distanza di tre mesi in realtà come questa ci sono stati due incidenti mortali. Prima di Cà Emo è accaduto a Latina. Ciò ci ha fatto pensare che qualcosa non sta andando per il verso giusto. Un approfondimento in loco quindi andava fatto. L'attenzione deve rimanere alta e si dovranno studiare nuovi protocolli per questi fanghi».
Sintetico, ma significativo, il commento di Pepe: «Probabilmente, per il tipo di reazione anomala che si è sviluppata e la quantità stessa della reazione, ci potrebbe essere stata la presenza di materiale sconosciuto nella vasca. Gli stessi operai che sono morti, ed anche coloro che sono scampati alla tragedia, non si aspettavano una reazione di questo tipo, essendo stati abituati a trattare materiale biologico». «Servono maggiori controlli sui prodotti lavorati e sulla provenienza degli stessi - ha concluso Zolezzi - Serve un controllo sulla filiera e sull'ambiente».
Per il primo cittadino, infine, in attesa del vertice sulla sicurezza di domani in Prefettura, la visita della commissione rappresenta un ulteriore segnale di attenzione della politica parlamentare verso il territorio: «Per tranquillizzare la popolazione - spiega - abbiamo inoltre deciso, in sintonia con Arpav, di installare una seconda centralina per monitorare la qualità dell'aria in attesa che possa partire la bonifica del sito. Abbiano poi da risolvere, oltre ai casi umani delle famiglie delle vittime, cui servirà sostegno sia dal punto di vista morale che economico, numerosi altri problemi. Ad esempio essendo l'area sequestrata, non voglio sbilanciarmi ma il sito rimarrà sotto sequestro almeno due o tre mesi, dobbiamo anche trovare un tetto per il custode dello stabilimento che non può nemmeno rientrare in possesso dei suoi effetti personali dal momento che l'azienda è stata sigillata».
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Il Gazzettino