«Una Formula 1 in abito da sera»

«Una Formula 1 in abito da sera»
POLLENZONella diversità c'è tutta la forza d'attrazione catalizzante della nuova Ferrari, nelle proporzioni perfette e nella purezza delle linee c'è invece il segreto di una...

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POLLENZO
Nella diversità c'è tutta la forza d'attrazione catalizzante della nuova Ferrari, nelle proporzioni perfette e nella purezza delle linee c'è invece il segreto di una granturismo tendente al coupé puro che interpreta il futuro tecnologico ispirandosi alle icone del passato. Il responsabile dello Stile di Maranello, Flavio Manzoni, è particolarmente orgoglioso di questo suo ultimo saggio, una tesi di laurea da lode. Perché sarebbe stato molto più semplice e meno rischioso cavalcare le formule di successo delle più recenti Ferrari, mentre si è rivelata un'impresa imprimere al design un cambiamento così netto e sostanziale. E renderlo assolutamente funzionale alle esigenze aerodinamiche della vettura.

Manzoni, come definirebbe con uno slogan questa bellissima Roma?
«Una Formula 1 in abito da sera. Una sintesi d'eleganza che si gusta in pieno senza doverla ostentare».
Qual è il segreto?
«Il design si basa sempre sulla purezza estetica e sulle proporzioni. In questo caso ci siamo ispirati al Dna delle Gt anni Cinquanta e Sessanta, dalla 212 Inter alla 250 Europa, fino alle 250 Gt Lusso e GTC4. Parliamo di concetti che hanno esaltato lo stile italiano nel mondo. Per questo abbiamo rilanciato il tema della nuova Dolce Vita. La Roma ha molto delle storiche Gt che l'hanno preceduta, però con una caratterizzazione propria molto accentuata».
Carattere forte ed eleganza. Come si conciliano questi valori?
«Con il rispetto delle proporzioni. La cabina è compatta, quasi appoggiata sulle ruote posteriori, il cofano è lungo, i parafanghi sensuali e muscolosi. Direi un oggetto monolitico, con un frontale senza calandra che ci ha impegnato molto perché non era semplice combinarlo con l'ottimizzazione delle esigenze fluidodinamiche».
Sono molti i segni di discontinuità dalle altre recenti Ferrari.
«Sì, ciò che rende così diversa la nuova Roma è ad esempio la forma dei fari: due linee di luce che si innestano in due prese d'aria. Una macchina così innovativa necessitava di segni riconoscibili. Lo è anche il posteriore, che riprende quel concetto storico di coda tronca che in Ferrari chiamiamo specchio di poppa. Vi abbiamo inserito gruppi luminosi sdoppiati a sviluppo orizzontale, abbandonando la classica forma circolare. E quel diffusore posteriore, in carbonio come il sottoscocca, incorpora device aerodinamici in modo discreto, che bilanciano il carico aerodinamico. Per preservare l'eleganza della vettura abbiamo mantenuto la coda bassa integrando lo spoiler attivo sulla base del lunotto, è stato un gran lavoro d'equipe con i tecnici».
Tutti nuovi, ed ergonomicamente ineccepibili, pure gli interni.

«Sono essenziali, improntati al comfort, capaci di esaltare la bellezza delle sellerie lavorate a mano e la modernità del nuovo interfaccia digitale, tutto inserito in superfici invisibili perché particolarmente raffinate. Dentro e fuori, la Roma è modernità godibile».
P.Bia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino