CHIES D'ALPAGO - (Si.P.) Non è facile raggiungere la casa dove i Karamaleski vivono da alcuni anni in Alpago. Dal bivio della Secca bisogna prendere la strada per Chies e,...
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Qui il silenzio è quasi assoluto. Si sente lo scorrere delle acque del fiumiciattolo, in basso, e un cane che abbaia poco più in su.
Il paese intorno se ne rimane in silenzio. Nessuno qui ama immischiarsi nei fatti altrui. Men che meno in quelli di gente foresta e dagli usi e costumi tanto diversi da quelli di queste parti.
Integrati sono integrati, certo. Per quanto lo possa essere una famiglia macedone trapiantata in Alpago.
Il padre lavora nell'edilizia e mantiene la famiglia. I figli piccoli vanno a scuola.
Ma da qui a pensare a una vita sociale e a una partecipazione attiva alla vita del paese ce ne corre.
All'ora di pranzo non c'è molta gente in giro nella frazione. Due uomini bevono un'ombra di vino sulla verandina di casa. Ma le domande ottengono solo monosillabi in risposta. Uno di loro è un turista francese che frequenta questi luoghi in cerca di pace e silenzio. È lui a prendersi la briga di parlare con i giornalisti a nome dei paesani.
«Vivo vicino a Parigi - dice -, so come funzionano queste cose: quando succede qualche fatto arriva la stampa e chiede».
Ma della famiglia Karamaleski, a quanto pare, non c'è poi molto da dire. «Il padre lavora qui in zona - racconta il francese -, è una brava persona. Mai un problema con i vicini. Le donne stanno chiuse in casa e quando serve parla solo lui. Sono tante le femmine in quella famiglia».
Della passione jihadista del figlio più grande, in paese, nessuno ha mai sospettato alcunché.
Ma si preferisce non commentare.
«In Francia quando si testimonia contro qualcuno - continua l'ospite - dopo capita sempre qualcosa: arrivano i ladri in casa, ti rovinano la macchina. Meglio non immischiarsi».
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Il Gazzettino