Un unico vicariato per tutta la città La Chiesa s'interroga sul suo futuro

Un unico vicariato per tutta la città La Chiesa s'interroga sul suo futuro
L'APPUNTAMENTOMESTRE Sono un'ottantina gli iscritti, e non sono pochi visti i tempi che corrono e la media delle frequentazioni stabili in ambito ecclesiale, alla prima assemblea...

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L'APPUNTAMENTO
MESTRE Sono un'ottantina gli iscritti, e non sono pochi visti i tempi che corrono e la media delle frequentazioni stabili in ambito ecclesiale, alla prima assemblea del nuovo vicariato di Mestre, nato dalla fusione di Mestre centro, Carpenedo e Castellana, in programma sabato, dalle 9 alle 12, all'istituto salesiano San Marco, alla Gazzera. Venticinque parrocchie provano a unire le forze, mandando due rappresentanti ciascuna all'incontro, insieme a preti e diaconi, per cercare di trovare insieme un percorso comune dopo l'aggregazione decisa nell'autunno del 2019, poco prima che scoppiasse la pandemia da Covid. Tanto per cambiare, un'altra volta ancora, si discuterà anche del coinvolgimento dei laici, che non passa mai di moda. Quello che nasce, per usare l'espressione cara ai promotori, è un organismo di comunione per un'azione congiunta: l'occasione sarà buona per riflettere sull'impatto che il coronavirus ha avuto nella vita ordinaria delle parrocchie e sui prossimi passi da compiere nel nuovo anno pastorale, in cui il patriarca Francesco Moraglia chiede di ragionare di sinodalità, secondo le indicazioni della Chiesa italiana. «L'assemblea serve a far nascere il vicariato», premette il vicario don Natalino Bonazza, parroco a San Giuseppe di viale San Marco e al Corpus Domini al rione Pertini. «Si ispira alla cultura dell'incontro e ne accetta la sfida ha scritto sul foglietto Comunità & Servizio Provoca ad uscire dalle proprie sicurezze e paure. Se impariamo a condividere le nostre povertà, potremo arricchirci reciprocamente nella fede e nella testimonianza». Interverrà, in qualità si sociologo, anche don Fabio Longoni, parroco alla Santissima Trinità e pro vicario che già nei giorni scorsi, dal foglietto Lettera aperta, aveva inquadrato il tema con una fotografia un po' impietosa: «Mestre è una città con le caratteristiche della secolarizzazione. La società che ci circonda è mondanizzata, vive nel mondo come se Dio non ci fosse e tutte le scelte si esauriscono in orizzonti materiali dove la spiritualità non ha più spazio. Dobbiamo conclude conservare le radici da cui proveniamo, ma soprattutto ripensare a rivitalizzare l'essere credenti a partire dalla sorgente viva della fede».

Alvise Sperandio
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Il Gazzettino