Un suicidio alla settimana. È questa la media impietosa che dal 2000 a

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Un suicidio alla settimana. È questa la media impietosa che dal 2000 a oggi ha fatto registrare la Marca: una statistica che conta complessivamente 836 le persone che si sono tolte la vita nel Trevigiano. Sono per l'80% uomini con la fascia d'età più delicata che è quella che va dai 45 ai 54 anni. Più in generale sono gli over 45 di entrambi i sessi i soggetti più a rischio: complessivamente rappresentano il 65% degli uomini e il 76% delle donne che hanno scelto di farla finita. La provincia di Treviso, con circa 52 suidici ogni anno, è ad una quota superiore alla media nazionale ma in Veneto esistono due territori in cui questo numero è più alto, ovvero le province di Rovigo e Belluno. Tornando alla Marca, gli anni peggiori sono stati il 2008 e il 2010, il periodo in cui la crisi economica ha pesantemente colpito il nostro territorio, con picchi di oltre 60 tragedie. Questi sono solo alcuni dei dati emersi nel corso del convegno "Comunicando i suicidi. Operatori e interazioni nelle pratiche d'intervento", un incontro organizzato dalla Questura di Treviso e a cui ieri, presso l'auditorium della Fondazione Cassamarca all'Appiani, hanno preso parte i rappresentanti di tutte le forze dell'ordine della provincia di Treviso oltre a personale del Suem e dell'Ulss9 di Treviso. Il tema, delicato, del comunicare una tragedia (suicidi ma anche incidenti stradali) ai famigliari delle vittime, è stato sviluppato dal medico capo della Questura di Treviso, dottor Marco Sartore, da Gerardo Favaretto, direttore del dipartimento di salute mentale dell'Ulss9, da Luigi Colusso, responsabile del progetto "Rimanere insieme" di Advar e dal sociologo dell'Università di Padova, Salvatore La Mendola. «Quello che crolla è il senso della vita stessa -ha commentato La Mendola- questa è la questione in gioco; l'impotenza è solo un fattore, il punto di partenza che purtroppo apre a nuove porte». L'organizzatore scientifico dell'evento è stato Oscar Tonon, agente della polizia di Stato di Treviso e referente del tavolo di lavoro sulle crisi esistenziali, che da tempo studia il fenomeno. «Cerchiamo di far acquisire agli operatori sanitari e delle forze dell'ordine gli strumenti che gli permettano di entrare in comunicazione e in contatto con le persone che diventano i superstiti di chi ha fatto una scelta di non essere più con noi. Secondo me è simbolico che sempre di più avvengano nella propria abitazione, in un luogo privato dove solitamente si vive e si protegge la famiglia».

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Il Gazzettino