Un racconto fatto di canzoni strumentali, temi, o semplicemente «musica che spero diventi un piccolo strumento nella vita di chi la ascolta». Così Davide Dileo descrive il suo...
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Cosa proporrà in concerto?
«Per lo più pezzi inediti che diventeranno un disco in uscita a breve. È il modo che ho trovato per intendere la musica in questo momento, racconti sotto forma di canzoni, sebbene non ci sia la parte vocale».
Ha spiegato Boostology come la colonna sonora del silenzio. Suono e silenzio sono un ossimoro?
«No anzi, credo siano un tutt'uno. È come scrivere una lettera, per farlo c'è bisogno dello spazio bianco della carta. Il silenzio è uno spazio da riempire con l'ascolto, ma anche con pensieri. Quando c'è rumore è più difficile pensare e ascoltarsi».
Secondo lei la chiusura forzata è stata l'occasione per ripristinare un po' di silenzio per riflettere?
«Forse a tratti sì, questa finestra drammatica in cui le persone si sono confrontate col dolore, con l'angoscia e con la preoccupazione è stato uno shock che ha congelato tutto, se stessi e quanto c'era attorno; abbiamo visto una società civile empatica. A tratti però abbiamo abusato dei mezzi di telecomunicazione, forse un po' come oggi nel desiderio di lasciarci tutto alle spalle. Video chat, aperitivi, iperconnessione costante, sono stati un modo per non ascoltare il silenzio».
I musicisti, forse perché abituati alla dimensione live, hanno patito più di altri questa condizione?
«Ci si è trovati a mettere in dubbio tutto. Credo che forse a qualcuno sia soprattutto mancata la musica nella sua missione, che è il fatto proprio di essere uno strumento della vita degli altri».
È abituato a esibirsi da solo in veste di dj, ma come si sta sul palco da soli in versione concertistica?
«È molto emozionante, con i Subsonica è talmente piacevole siamo talmente a nostro agio, che ci godiamo solo la parte bella dei concerti. Qui sono solo e sento la responsabilità di tutto, nella gestione degli strumenti così come dell'andamento del concerto in generale. Ciò provoca una tensione enorme, lo stomaco che si chiude, ed è molto affascinante».
Ha definito il progetto un concerto passeggiato tra pianoforti ed elettronica, dimensione alleggerita rispetto al groove a cui ci ha abituato con i Subsonica e da dj..
«Credo si possa comparare a un abito. Si sceglie come vestirsi in certi periodi, a seconda di ciò che ci piace e della personalità che rappresenta. In questo momento avevo bisogno di cambiare abiti nel guardaroba, amo molto la musica, e ho bisogno di ogni musica, dal jazz, al metal, alla contemporanea, all'elettronica e al pianoforte. In questa stagione ho il grande privilegio (e sono consapevole che sia enorme) di vestirmi così».
Saranno dialoghi tra elettronica e pianoforte, uno accostamento difficile?
«Il pianoforte è uno strumento bello, difficile, impegnativo ma affascinante e per me sarà una bella sfida».
Quali altri strumenti porterà?
«Mi capita spesso di cercare suoni provenienti da strumenti meno usuali. Ad esempio c'è un'azienda artigianale dell'avellinese che produce stupendi effetti. Lo scopo è avere più colori possibili. In concerto uso diverse cose, da piccoli pianoforti a synth e mini synth. Mi piace andare a cercare suoni meno usuali, suoni che vorrei sentire. Allo stesso modo, l'idea di Boostology è cercare di realizzare il concerto a cui vorrei assistere».
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino