«Un naufragio colpa dei partiti»

«Un naufragio colpa dei partiti»
«A marzo avrei dovuto dimettermi. Lo dico col senno di poi». Bruno Piva, a due settimane dalla caduta della sua amministrazione a causa delle dimissioni di 19 consiglieri,...

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«A marzo avrei dovuto dimettermi. Lo dico col senno di poi». Bruno Piva, a due settimane dalla caduta della sua amministrazione a causa delle dimissioni di 19 consiglieri, rompe il silenzio.

Che cosa ha fatto in queste due settimane?
«Mi sono "disintossicato". Per qualche giorno non ho nemmeno guardato i giornali».
Perchè è finita così la sua esperienza di sindaco? Cosa non ha funzionato?
«Non avevo una coalizione. Avevo un "raggruppamento". C'è qualcuno che ha detto che è successo tutto questo perché alla guida non c'era un politico ma un esponente della società civile. Non credo sia giusto: la scelta è stata premiata dai cittadini. Quello che ha fatto naufragare tutto è stata la mancanza dei partiti. Ognuno rispondeva solo a se stesso e alla fine il sistema è impazzito».
Alla prossima tornata elettorale il centrodestra ce la farà ancora?
«La vedo difficile in questo momento di frammentazione. A meno che non cambi qualcosa. Tipo una federazione a livello nazionale tra Fi e Ncd. E poi mi par di capire che ci sarà qualche lista trasversale con accordi già firmati col centrosinistra. In più Forza Italia non si sa cosa farà. Aver scelto quattro coordinatori alla fine vuol dire non aver scelto nulla».
Sarà una stagione di liste civiche?
«Penso ce ne saranno parecchie, ma credo che sia una cosa da paese più che da capoluogo. In questo modo ci si estromette dalla grande progettualità».
Dopo la prima grossa crisi lei aveva presentato le dimissioni che poi ha ritirato. Farebbe ancora così?
«Fare il sindaco è come fare delle case: facendo esperienza vengono sempre meglio. Ora posso dire che avrei dovuto dimettermi e basta. Ma allora c'era l'illusione che ci si potesse rimettere sui binari».
Sulla bufera dei dirigenti che dice?
«Noi avevamo ridotto le 16 posizioni organizzative. Poi le abbiamo sospese per l'ispezione del Mef. Di certo ne volevamo fare di meno dopo la discussione della mozione di sfiducia. Su quanto accaduto dico solo che se aspettavano il commissario non avrebbero fatto tutto questo scandalo».
Il suo sogno non realizzato come sindaco?
«Portare il termial bus allo scalo ferroviario. Ma mi hanno detto che nell'ultima riunione dopo la mia caduta ora la Regione si è opposta e l'accordo con le Ferrovie potrebbe saltare. La politica serve in questi casi».
Il commissario tiene la sua stessa posizione sull'Accademia dei Concordi.
«Sull'Accademia non mi voglio pronunciare. Mi spiace che la città abbia creduto che fossi contro la cultura. Non è così e l'operato dell'assessore Paola Nezzo lo dimostra».
C'è chi accusa la Fondazione Cariparo di non guardare più con favore a Rovigo. È così?
«Assolutamente no. Anzi. Sono sicuro che dopo che si sarà conclusa l'operazione di vendita del Cubo del Censer e qualche sicurezza in più sull'università credo che arriveranno i 7-800mila euro che servono per finire Palazzo Angeli».
Chi si candiderà alla prossima tornata su cosa potrà basare la propria campagna elettorale?
«Soldi non ce ne sono. Di cose se ne potevano fare solo due: o vendere le azioni di Ascopiave oppure vendere Asm Set che ora non vale più i 5 milioni che ci avrebbero dato se fosse andata in porto la nostra operazione».
Durante l'intervista all'ex sindaco squilla il cellulare. È un paziente. Sorride: «Sono tornato al primo amore. La medicina».
Non tornerà in politica?

«Non credo. Piuttosto penso più ad un'associazione politico-culturale in cui si possa discutere dei problemi. Ho parlato con qualcuno, ma non vorrei una cosa autoreferenziale. Non dev'essere una cosa tra amici altrimenti non ha senso».
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Il Gazzettino