Un'insolita alleanza nella grande industria

Un'insolita alleanza nella grande industria
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Parlare di Consorzio Venezia Nuova significa innanzitutto parlare di Mose. Chi non ricorda quella sorta di ponteggio che girava per la laguna negli anni Ottanta? Allora si chiamava "modulo sperimentale elettromeccanico" e la gente si chiedeva come quell'aggeggio avrebbe potuto salvare la città dalle acque alte. Alla perplessità della gente comune si aggiungeva lo scetticismo degli ambientalisti, che fin dall'inizio coniarono lo slogan "Il Mose serve solo a chi lo fa" riferendosi proprio al Consorzio, che rappresentava un'alleanza tra le grandi industrie italiane.

La data di nascita del Consorzio è il 25 maggio 1982 e da quel giorno il suo ruolo in città non ha fatto che crescere, con imponenti (alcuni dei quali discussi) lavori in tutta la laguna. Era stata l'acqua alta del 23 dicembre 1979 (1 metro e 66 centimetri) a riportare in auge un tema, quello della salvaguardia di Venezia, rimasto sopito per sei anni dopo l'approvazione della Legge speciale. Con la nuova Legge speciale, quella del 1984, il Consorzio ha assunto quel ruolo di concessionario unico che tuttora detiene. In 34 anni di storia e attività, il Consorzio ha avuto sei presidenti: Matteo Costantino, Luigi Zanda, Franco Carraro, Paolo Savona, Giovanni Mazzacurati e Mauro Fabris. Mazzacurati, in particolare, ha gestito come direttore il Consorzio praticamente dalle sue origini, essendo stato designato nel 1983.
Il progetto del Mose ha avuto una gestazione lunghissima. Dopo la sperimentazione in laguna, il progetto di massima arriva all'approvazione in Comitato tecnico di Magistratura nel 1992. Due anni dopo è stata la volta del via libera da parte del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Poi tutto resta fermo soprattutto per la valutazione d'impatto ambientale, che nel 1998 si pronuncia così: pericolo di danni rilevanti e irreversibili. L'anno successivo il Consiglio superiore dei Lavori pubblici però lo promuove e il Comitatone dà il via libera condizionato all'esecuzione di altre opere. A fine 2001 il Comitatone approva la progettazione esecutiva. Nel 2003, il 3 aprile, il Comitatone delibera l'avvio della costruzione.

Oggi è facile e automatico associare il nome del Consorzio all'impresa Mantovani, ma non è sempre stato così. Anzi, la Mantovani è stata in un certo senso, l'ultimo entrato, ma molto di peso. All'inizio la compagine era composta da Iri, Italstat, Condotte, Italstrade, Mantelli, Impregilo, Fiat, Girola, Lodigiani, il consorzio Cogefar Recchi, la Grandi Lavori Fincosit, la Mazzi, la Coveco, la Covela, la Saipem, il Consorzio San Marco. Proprio il gruppo Fiat, attraverso Impregilo, è stato per anni il "socio" di maggioranza nel Consorzio, tanto che diversi presidenti consortili ricoprivano la stessa carica all'interno della società. Lo stesso Cesare Romiti, storico amministratore delegato della Fiat, è stato per anni nel direttivo. Poi, all'inizio del secolo nuovo, Impregilo ha ridotto le sue quote dal 38 per cento all'uno per cento e Mantovani è diventata la nuova capocordata.
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Il Gazzettino