«Un giudice di troppo, annullate il processo»

«Un giudice di troppo, annullate il processo»
SAN DONÀUn uomo in più può fare la differenza. Lo dice la matematica, lo ribadisce la logica. Il problema è che per la legge, quell'uomo in più, in certi frangenti, non...

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SAN DONÀ
Un uomo in più può fare la differenza. Lo dice la matematica, lo ribadisce la logica. Il problema è che per la legge, quell'uomo in più, in certi frangenti, non dovrebbe proprio esserci: se sei in panchina, non puoi alzarti ed entrare in campo, pena l'annullamento della partita. Questo vale nel calcio, ma vale anche (e soprattutto) nelle aule di tribunale: proprio una svista sulla composizione dei giudici potrebbe portare all'annullamento della sentenza di Silvano Maritan, l'ex colonnello di Felice Maniero condannato il 26 marzo scorso a 14 anni di carcere per l'omicidio di Alessandro Lovisetto, avvenuto la sera del 13 novembre 2016.

APPELLO
La questione è semplice: Maritan è stato giudicato in primo grado dalla Corte d'Assise. Ovvero: due giudici togati e sei popolari. Sei, appunto, come previsto dalla procedura. A prender parte alla camera di consiglio, e quindi a decidere e firmare il dispositivo, ci sarebbe stato però anche un settimo giudice popolare. Ovvero: oltre ai sei titolari, vengono nominati anche due giudici supplenti. In caso di necessità, di indisponibilità di qualcuno del sestetto, le riserve subentrano per non avere intoppi sui tempi. Non è previsto, però, che i supplenti prendano parte alla discussione. Questa volta non sarebbe andata così: uno dei giudici aggiunti sarebbe, infatti, entrato in camera di consiglio insieme agli altri, avrebbe partecipato in piedi, schierato insieme ai colleghi, alla lettura della sentenza e, infine, nel dispositivo finale comparirebbe persino la sua firma. Cosa che l'avvocato difensore di Maritan, Giovanni Gentilini, ha registrato e depositato in cancelleria, formalizzando una richiesta di annullamento della sentenza. Che cosa sia successo, al momento, non è chiaro. Quello che è estremamente a rischio, però, è la validità del processo, che a questo punto potrebbe essere cancellato riportando l'iter al dibattimento in primo grado.
MANCATO CONGEDO
Come sottolineato dal legale, non risulta infatti che il presidente della Corte, il giudice Stefano Manduzio, abbia formalmente disposto il congedo dei giudici popolari aggiunti. La discussione, in camera di consiglio, era durata oltre quattro ore. Al loro rientro in aula, però, i giudici erano aumentati. Gentilini precisa nell'atto prodotto che ci sono diversi precedenti in giurisprudenza, che individuano la chiusura del dibattimento come «limite invalicabile al di là del quale è inibita la presenza partecipata alla camera di consiglio dei giudici aggiunti».
LE CONSEGUENZE

A questo punto andrà valutato questo presunto vizio procedurale, per capire se si possa procedere con l'appello, e quindi con il secondo grado di giudizio, o se si debba fare un passo indietro. L'avvocato Gentilini, in ogni caso, al momento non ha intenzione di presentare istanza di scarcerazione per Maritan. Starà ai giudici decidere se si sia trattato di una svista banale e senza conseguenze, se il settimo uomo non abbia effettivamente preso parte alla camera di consiglio e se la sua presenza accanto agli altri componenti della Corte possa essere stata ininfluente e casuale. Certo è che la difesa di Maritan sembrerebbe avere in mano degli elementi blindati e incontestabili. Se saranno sufficienti ad annullare il processo, lo si vedrà solo nelle prossime settimane.
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino