Un fortunato sincronismo ha fatto coincidere l'assemblea dell'Ania del suo 75mo

Un fortunato sincronismo ha fatto coincidere l'assemblea dell'Ania del suo 75mo
Un fortunato sincronismo ha fatto coincidere l'assemblea dell'Ania del...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Un fortunato sincronismo ha fatto coincidere l'assemblea dell'Ania del suo 75mo anniversario dalla fondazione e quella dell'Abi centenaria. In entrambe le circostanze, segnate non casualmente dalla presenza del Capo dello Stato, si è potuto respirare - finalmente - un clima di ponderata fiducia sulle possibilità che l'Italia ha (avrebbe) di risalire la china, non fosse altro perché si è rinunciato alla solita esibizione muscolare del tutto va bene, e quello che va male è colpa dell'Europa matrigna, a favore di un concreto esame dei problemi e delle possibili soluzioni. Sì, forse la classe dirigente del Paese, rappresentata dalle platee, di Ania e Abi, si è scossa dal torpore e dall'acquiescenza. In fondo, banche e assicurazioni sono il cuore del nostro sistema economico, ma soprattutto rappresentano lo strumento indispensabile per costruire quello che ci manca da troppo tempo, una solida e stabile crescita. Prendiamo le assicurazioni. Come ha ricordato la presidente dell'Ania, Maria Bianca Farina, il settore detiene il 17% della ricchezza finanziaria netta degli italiani ma soprattutto contabilizza 847 miliardi di investimenti - pari a quasi il 50% del pil - di cui il 40% in titoli di Stato con durata media di 6 anni e 7 mesi., cioè oltre 300 miliardi che rappresentano il 15% dell'intero debito pubblico nazionale. Insomma, le compagnie sono determinanti per la nostra sostenibilità finanziaria non diversamente dalle banche, che insieme ai fondi monetari superano i 600 miliardi di Btp in portafoglio. Basterebbe solo leggere questi numeri per dedurne che è interesse di tutti non solo smettere di esporre il mondo creditizio e assicurativo al pubblico ludibrio come si è fatto in questi anni di populismo sfrenato, ma stringere con loro un patto di ferro. E di un'alleanza funzionale ha parlato esplicitamente la presidente dell'Ania. Per esempio, sostenendo le polizze contro i danni da catastrofi naturali, così da velocizzare i risarcimenti, alleggerire l'aggravio sui conti pubblici e incentivare prevenzione e messa in sicurezza del territorio. Oppure pianificando l'integrazione tra il welfare pubblico e quello di tipo assicurativo. Sia perché 18 milioni di lavoratori sono ancora privi di previdenza integrativa, e sia perchè in ambito sanitario c'è necessità di un nuovo approccio mutualistico. Allo stesso tempo le banche - che, come orgogliosamente rivendicato il presidente dell'Abi Antonio Patuelli, hanno compiuto un vero e proprio salto mortale multiplo per affrontare contemporaneamente la crisi, il raddoppio dei requisiti di capitale e gli epocali cambiamenti tecnologici - rimangono, in un capitalismo ancora fortemente bancocentrico come il nostro, sono uno strumento fondamentale non solo per spingere la ripresa ma soprattutto per qualificarla, perché selezionare il credito significa concorrere a ridisegnare l'offerta, tema (di cui si parla poco e niente) molto più centrale della domanda (su cui si sproloquia, buttando soldi) per il turnaround della nostra economia. Insomma, banche e assicurazioni sono una buona cura per il Paese. Vanno usate.

(twitter @ecisnetto)
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino