Un euro è meglio dell'espresso e i baristi hanno le mani legate

Un euro è meglio dell'espresso e i baristi hanno le mani legate
I BARISTIBELLUNO Nessuna sfumatura di razzismo, nessun no a priori. Anzi, braccia aperte per chi ha bisogno. E, magari, si presenta in modo educato. Questo, in sintesi, il...

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I BARISTI
BELLUNO Nessuna sfumatura di razzismo, nessun no a priori. Anzi, braccia aperte per chi ha bisogno. E, magari, si presenta in modo educato. Questo, in sintesi, il pensiero di titolari di bar e caffè del centro città, sempre maggiormente presi di mira, specialmente al mattino, da chi chiede l'elemosina. Tant'è che da alcuni giorni c'è chi ha apposto sul vetro d'entrata un cartello che la dice tutta: Stop, la tua elemosina alimenta il racket. A farlo stampare è stato Franco Roccon. E' un invito rivolto ai clienti. Alcuni esercenti lo hanno messo in bella vista. Come precisa Katia Zampieri della Caffetteria Al Picinin, di via Jacopo Tasso: «Arrivano al mattino, credo con il treno che riprendono verso le due, in un gruppo che poi si divide, in modo ben organizzato, in vari punti della città sono le sue parole di fatto creano una situazione di disagio quando entrano nel locale. Da due a quattro ogni mattina». I clienti della signora Katia sono spesso gentili, offrono loro un caffè, o una coca. «Ma loro vorrebbero soldi. Chiedono l'euro. Il problema è che noi che gestiamo i locali abbiamo le mani legate, non possiamo fare nulla. Perchè sono clienti come gli altri».

La parola disagio, per spiegare la situazione vissuta da clientela e gestori, è usata anche da Giancarlo Zaghetto, titolare del bar di via Fantuzzi. Nessun cartello Stop sulla vetrina. Però la riflessione fa pendant: «I bellunesi sono fondamentalmente generosi, ma sono stanchi della questua continua. Respiro un'aria di disagio, sia per chi beve il caffè e discute di questioni private che per me che non posso intervenire per non creare discussioni inutili. Non si tratta di persone indigenti, non hanno fame. Vogliono denaro». Zaghetto tiene a precisare che «non vi è nulla a che vedere con questioni politiche o partitiche, non c'entra il fatto che siano stranieri». E, per rassicurare, ricorda che nella sua squadra - il Broomball club Belluno - giocavano ben tre nigeriani.
Daniela De Donà
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Il Gazzettino