Un'edizione di Incroci di Civiltà a forte impronta cinematografica, quella

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Un'edizione di Incroci di Civiltà a forte impronta cinematografica, quella che si apre oggi a Venezia e che vedrà susseguirsi fino al 28 marzo gli interventi di 29 scrittori di...

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Un'edizione di Incroci di Civiltà a forte impronta cinematografica, quella che si apre oggi a Venezia e che vedrà susseguirsi fino al 28 marzo gli interventi di 29 scrittori di 21 paesi, dall'Europa alla Russia, Stati Uniti, Brasile, Armenia, Corea, Taiwan, Cina, Iran, Cuba, Giamaica, Colombia, Kenya. Dopo l'anteprima alle 15 al Bauer con lo scrittore belga Stefan Hertmans (autore di "Guerra e trementina", ed. Marsilio) in dialogo con Paolo Mieli, i riflettori saranno infatti puntati sul regista americano James Ivory, protagonista dell'inaugurazione alle 17.30 al Teatro Goldoni, dopo i saluti introduttivi del rettore Bugliesi, del commissario Zappalorto e della direttrice del Festival Pia Masiero. Del regista (autore fra gli altri di "Camera con vista" e "Casa Howard") sarà proiettato il primo documentario "Venice: Themes and Variations", girato nel 1957, seguirà un dialogo con Flavio Gregori e Toto Bergamo Rossi.

Ma anche un altro protagonista internazionale di questa edizione, Hanif Kureishi, è noto soprattutto per le versioni cinematografiche dei suoi romanzi: ricordiamo solo "My Beautiful Laundrette", "Sammy e Rosie vanno a letto", "Mio figlio il fanatico", "Intimacy", "The Mother", "Le Week-End". Ebbene, lo scrittore e regista anglo-pakistano, nell'ambito di Incroci di Civiltà sarà per alcune settimane ospite di Venezia, per realizzare il progetto "Waterlines" (un corto) assieme alla pittrice e regista Serena Nono, che con Kureishi ha già avuto diverse collaborazioni artistiche in passato, e con lo scrittore keniota Billy Kahora. E c'è anche un terzo momento cinematografico, che riporta allo scrittore Daniele Del Giudice, ora malato, che qualche anno fa ideò Fondamenta, da cui liberamente prese le mosse Incroci. A lui sarà dedicato l'incontro del 27 alle 18 al Giorgione con Mathieu Amalric, che diresse nel 2001 il film tratto dal suo romanzo "Lo stadio di Wimbledon" (inedito in Italia, in proiezione), Gianfranco Bettin, Roberto Ferrucci, J.Á. González Sainz e Tiziano Scarpa.
Ma al di là del cinema sono molteplici le diramazioni della rassegna promossa da Ca' Foscari, Comune e Fondazione di Venezia, come segnala la direttrice Pia Masiero. «Cerchiamo di portare a Venezia, accanto ad alcuni nomi noti internazionalmente, scrittori rappresentativi delle più diverse aree geografiche, fra i più capaci di riflettere liberamente sul proprio contesto storico, sociale, culturale di riferimento, immaginandone i possibili sviluppi: si tratti del Medio Oriente, con le questioni legate soprattutto alla libertà di espressione o alla condizione femminile, della Cina, dove è forte il confronto fra l'individuo e il potere, del Sud America, col problema del narcotraffico». Fra i nomi l'iraniana Mahsa Mohebali, la taiwanese Li Ang, il cinese Xu Zechen, la russa Ludmila Ulitskaya, i colombiani Sergio Álvarez e Sascha Arango (nato a Berlino, noto sceneggiatore e autore de "La verità e altre bugie").

Una sessione sarà dedicata anche al centenario del genocidio armeno, venerdì alle 15.30 all'Auditorium S. Margherita, con Antonia Arslan e Mark Mustian. La rassegna è sostenuta da Veneto Banca, The BAUERs, Marsilio e Fondazione Musei Civici.
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Il Gazzettino