Un brutto colpo per le parti civili. La sentenza pronunciata ieri dalla Corte di

Un brutto colpo per le parti civili. La sentenza pronunciata ieri dalla Corte di
Un brutto colpo per le parti civili. La sentenza pronunciata ieri dalla Corte di Appello di Venezia infatti mette in serio dubbio la possibilità di rientrare in possesso in...

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Un brutto colpo per le parti civili. La sentenza pronunciata ieri dalla Corte di Appello di Venezia infatti mette in serio dubbio la possibilità di rientrare in possesso in tempi brevi dei circa 14 milioni di euro - o comunque di parte di essi - secondo l'accusa spariti nel corso di operazioni di gestione del risparmio.

I giudici di Venezia hanno pronunciato la sentenza di secondo grado del processo che ruotava attorno alla figura di Matteo Veronese, 45 anni, nato ad Adria e residente a Canaro, operatore finanziario. In primo grado, il 12 novembre 2013, il giudice Silvia Varotto lo aveva condannato a 4 anni. Due anni erano invece toccati a Pasquale Casale, 63 anni, napoletano residente a Milano, all'epoca amministratore delegato di IwBank, istituto di credito al quale secondo l'accusa si appoggiava spesso Veronese. Erano invece stati assolti, parte nel merito, parte per intervenuta prescrizione, Cinzia Vecchiatti, 46 anni, e Gian Luigi Vecchiatti, 39 anni, moglie e cognato di Veronese.
Ieri i giudici di Appello hanno confermato la sentenza di primo grado per Veronese e per i Vecchiatti, mentre hanno assolto per non avere commesso il fatto Casale.
La contestazione, formulata in concorso, era di avere svolto e consentito, senza essere in possesso della necessaria autorizzazione, servizi di investimento e gestione collettiva del risparmio. L'indagine era nata nel 2005, dopo le prime querele presentate da alcuni risparmiatori che avevano lamentato la sparizione dei soldi. Gli accertamenti furono coordinati prima dalla Procura di Milano, quindi da quella di Rovigo. A indagare la Guardia di finanza.

La sentenza di ieri è importante - in negativo - dal punto di vista dei risparmiatori, perché l'assoluzione di Casale fa venire meno anche la possibilità di chiamare in causa, come responsabile civile, l'istituto di credito al quale era collegato. Era proprio questo che le parti civili contavano di fare, sperando in questo modo di potere ottenere i risarcimenti in tempi brevi o comunque ragionevoli. Resta ora da vedere quali saranno le prossime mosse degli avvocati di parte civile.
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Il Gazzettino