Un Ballo in maschera il debutto di Ortombina

Un Ballo in maschera il debutto di Ortombina
IL DEBUTTONon sarà una prima alla Fenice come tutte le altre prime. Di stagioni all'inizio Fortunato Ortombina ne ha viste parecchie, ma quella che prende il via stasera con Il...

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IL DEBUTTO
Non sarà una prima alla Fenice come tutte le altre prime. Di stagioni all'inizio Fortunato Ortombina ne ha viste parecchie, ma quella che prende il via stasera con Il Ballo in maschera di Giuseppe Verdi, è più sua di quelle degli anni passati. Per lui è un nuovo debutto come sovrintendente, fresco fresco di nomina ministeriale. «C'è sempre adrenalina in corpo - dice - quando inizia una stagione. Oggi ancora di più. C'è emozione e responsabilità. Di più c'è una attesa febbricitante». Il nuovo numero uno dell'ente lirico ci tiene anche ad un ricordo storico: «Questo Teatro, per alterne vicende, è rimasto chiuso tante volte nella sua storia. Una di queste fu per lo scoppio della Terza guerra di indipendenza (1866) nel cuore del Risorgimento italiano. La Fenice riaprì alla fine del conflitto con l'annessione di Venezia all'Italia. Ripresentare il Ballo in Maschera a distanza di 150 anni ci riempie di orgoglio e ci fa sentire fieri di essere italiani, di essere veneziani e di appartenere ad una grande cultura».

L'ESORDIO DEL REGISTA
Ma non c'è solo l'esordio di Ortombina, ma pure il battesimo del fuoco di un giovane, Gianmaria Aliverta, novarese di Borgomanero, regista dello spettacolo che, dopo Mirandolina di Martinu, allestita nel 2016 (ma che era un titolo minore), ora fa il suo ingresso ufficialmente nel gotha dei direttori della Fenice. «Diversi studiosi - sottolinea il trentatreenne Aliverta - mettono l'accento solo ed esclusivamente sulla parte sentimentale dell'opera che innegabilmente ha un'importanza fondamentale. Ma una lettura del genere rischia però di tralasciare gli elementi storico-politici in cui l'azione è inserita, che mi sembrano altrettanto centrali». Al di là del simbolo risorgimentale come ha rievocato Ortombina, l'ultima rappresentazione di quest'opera di Verdi avvenne vent'anni. Oggi, comunque non vi è solo un evento, ma racconta il lavoro e l'impegno delle maestranze del Teatro che hanno curato l'allestimento (le scene di Massimo Checchetto; i costumi di Carlos Tieppo; le luci di Fabio Barettin e i movimenti coreografici di Barbara Pessina). La prima di stasera alle 19 sarà trasmessa in diretta su Rai Radio3 a cui seguiranno quattro repliche, il 26 e 29 novembre, e l'1 e 3 dicembre.
IL MAESTRO COREANO
E l'impegno si traduce anche nel lavoro dei professori d'orchestra guidati dal direttore coreano Myung-whun Chung, ora ormai presenza fissa a Venezia, vero e proprio alfiere internazionale dell'ente lirico lagunare. «La magia di quest'opera spiega Chung, che per la quinta volta si misura con un'opera di Verdi in Fenice, dopo Traviata, Rigoletto, Otello e Simon Boccanegra sta nel fatto che è un diamante che brilla, anzi un insieme di diamanti che brillano. Ognuno dei personaggi è un gioiello, ci troviamo di fronte a tanti gioielli circondati da una musica brillante. Non conosco un altro titolo di Verdi che lo sia altrettanto. È davvero un ballo, una festa musicale che non ritrovo normalmente in Verdi». Conferma la lettura politica il regista Aliverta: «La mia idea scenica spiega parte dal fatto che sia la politica a generare gli avvenimenti che portano alla catastrofe finale».
L'ALBERO DI NATALE
E se c'è grande attesa per lo spettacolo, nella splendida atmosfera del foyer del Teatro, dove troneggia un albero di Natale di cinque metri a sintetizzare la partnership tra l'ente lirico e la McArthurGlen Outlet di Noventa di Piave, questa sera, la città si darà appuntamento per celebrare l'evento. Alla serata hanno annunciato la loro presenza la vicesindaco Luciana Colle in rappresentanza del primo cittadino Luigi Brugnaro all'estero per impegni personali. Ci sarà il presidente della Biennale, Paolo Baratta, il direttore dell'Outlet di Noventa, Enrico Biancato. Farà il suo ritorno nel teatro veneziano l'ex sovrintendente Cristiano Chiarot ora al Maggio Fiorentino e molti altri: Franca Coin, Yaya Coin, Cesare De Michelis, Alessandro Favaretto Rubelli, Franco Fontana, amministratore delegato del Gazzettino, il direttore Roberto Papetti, l'artista Fabrizio Plessi e molti altri ancora. Non mancheranno Barbara di Valmarana, presidente degli Amici della Fenice e Peter Gloystein, degli amici tedeschi del Teatro.
LA SERATA DI GALA

Al termine la cena di gala strettamente riservata ad un gruppo selezionato di invitati nelle Sale Apollinee. Qui, ad accogliere le persone ci saranno una ventina di tavole imbandite e impreziosite con centri tavoli battezzati con i nomi di alcuni Stati americani e composti da melograni, ortensie e rose gialle. Agli ospiti sarà servito un menu, curato dalla Taverna La Fenice, che sarà un mélange tra tradizione veneziana e cucina internazionale con tortino di scarola ripieno di cime di rapa e zucca su purea di castagna; risotto mantecato al tardivo con scampi nostrani; filetto di vitello al tartufo nero con botoi spadellati; sorbetto al mandarino con zenzero fresco, piccola pasticceria e caffè.
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino