UDINE - È stata un'udienza carica di tensione ieri in Corte d'assise a Udine. A tratti sembrava che fosse un processo alla vittima e al suo stile di vita, più che all'imputato...
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È stato l'avvocato Giuseppe Esposito a condurre i testimoni citati dalla parte civile su un terreno che gli inquirenti avevano già battuto senza successo. Nella sua sofferta deposizione, il fratello minore di Trifone, Giuseppe Ragone, ha risposto con serenità: «Non so se mio fratello distribuiva anabolizzanti, però ho trovato qualche fiala». Pare fosse Winstrol, stanazolo, uno steroide usato per aumentare la massa magra e rinforzare i muscoli. Ha spiegato che il fratello si era avvicinato al mondo del doping assieme a un amico dei tempi del liceo. E che aveva fatto delle iniezioni intramuscolari a un commilitone quando viveva nell'appartamento di via Colombo. Ma con l'amico più stretto della stagione pordenonese di Trifone che la difesa ha insistito. Da Luca Robertucci l'avvocato Roberto Rigoni Stern ha voluto ulteriori dettagli sulle fiale. «Trifone - ha riferito il testimone parlando di fatti risalenti al 2014 - faceva iniezioni intramuscolari a se stesso di Winstrol».
Lo chiamavano anche winni. Secondo il teste, procurava il farmaco a una ristretta cerchia di amici rivolgendosi a un farmacista a Milano. Ha anche manifestato stupore per la parola usata dalla difesa e dai pm: anabolizzanti. «Gli avevo chiesto anch'io le sostanze, ma non ho mai visto il nome. Pagai sui 150/200 euro, c'era anche la vitamina B12». Poi scoprì che l'amico aveva fatto una cresta di 50 euro e i rapporti si raffreddarono.
Robertucci era molto legato a Trifone. Si erano conosciuti nel settembre/ottobre 2012 nell'Esercito. Si frequentavano molto a Pordenone: stesso ufficio in caserma, palestra, amici, discoteca. In alcune occasioni si esibì in discoteca con Trifone, era lui a trovare gli ingaggi dietro un compenso di 150/200 euro a serata. Si esibiva al Palmariva e in un locale per gay a Godega Sant'Urbano.
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Il Gazzettino