TREVISO - Una decisione viziata da motivazioni illogiche e monca perché non è stata riconosciuta l'aggravante della premeditazione. Erano state queste le ragioni sulla base...
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L'altro ieri la Suprema Corte ha invece confermato l'esito dell'abbreviato rigettando di fatto le tesi della De Donà che per i due aveva chiesto 60 anni complessivi di carcere. Secondo la Cassazione quindi non c'è stata la premeditazione: l'omicidio è scaturito come tragico epilogo di quella che, come hanno ammesso Bonan e la Lazzarato, doveva essere una lezione da impartire all'ex marito della donna. Confermata la volontà di uccidere che a un certo punto si sarebbe impossessata di Bonan (mentre la Lazzarato non avrebbe partecipato) ma l'assassinio non era stato pianificato. I fatti insomma sarebbero sostanzialmente accaduti come descritto anche dalle ammissioni di Bonan e della Lazzarato, che dopo la fine del matrimonio della donna vivevano insieme in Borgo Capriolo a Treviso. Per la Procura invece le cose sarebbero andate diversamente: quel triangolo fra la lei, il nuovo compagno e l'ex marito si sarebbe presto trasformato in un campo minato e l'atmosfera ad un certo punto sarebbe divenuta sempre più tesa, anche per gli atteggiamenti e i comportamenti della vittima. Infastiditi i due killer, sempre secondo la tesi del pm, non si sarebbero limitati a voler dare una lezione che convincesse Lombardi a starsene alla larga ma avrebbe invece progettato il piano criminoso per liberarsi una volta per tutte dell'uomo. Per Bonan e la Lazzaratto ora inizia il conto alla rovescia per la semilibertà, che l'uomo sarà nelle condizioni di chiedere tra un paio di anni e che per la Lazzarato potrebbe arrivare addirittura molto prima.
Denis Barea
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Il Gazzettino