LA SENTENZAUna sentenza pesantissima, esemplare, che sia da monito a chiunque voglia intaccare la sicurezza nazionale e il remunerativo mercato del turismo. In Marocco sono stati condannati a morte...
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Una sentenza pesantissima, esemplare, che sia da monito a chiunque voglia intaccare la sicurezza nazionale e il remunerativo mercato del turismo. In Marocco sono stati condannati a morte tre dei quattro imputati degli omicidi delle due turiste scandinave, la danese Louisa Vesterager Jespersen (24 anni) e la norvegese Maren Ueland (28), avvenuti lo scorso dicembre, nella notte tra il 16 e il 17, mentre le due erano in vacanza nel paese nordafricano. Fin dall'inizio la vicenda è stata presa con la massima serietà dalle autorità di Rabat, che temevano per la cattiva immagine di un settore, quello turistico, strategico. Tre condanne a morte e un ergastolo per i quattro principali imputati: è questa la sentenza che è stata emessa da una Corte di Salé, vicino Rabat, che ha così accolto le richieste dell'accusa per gli esecutori materiali.
Un processo mediatico, visto che le vittime erano due giovani europee, stuprate, uccise e decapitate mentre facevano campeggio alle pendici del monte Toubkal, sulla catena dell'Atlante, a 70 chilometri da Marrakech. Un doppio omicidio accompagnato da un video choc, pubblicato dagli assassini su Internet. Le autorità marocchine avevano immediatamente garantito che si sarebbe fatto di tutto per portare sul banco degli imputati i colpevoli, tutti giovanissimi, di età compresa tra i 24 e i 31 anni. Il processo, che si è svolto a porte chiuse, ha visto 24 persone coinvolte, di cui tre condannate a morte, cinque all'ergastolo e le altre a pene detentive diverse, tutti cittadini marocchini, tranne uno dalla doppia nazionalità svizzero-spagnola. Un gruppo numeroso, fin da subito identificato come cellula terroristica, con alcuni che avevano girato un video con il loro giuramento di fedeltà allo Stato islamico. Il procedimento si è svolto molto velocemente, essendo stato aperto lo scorso 2 maggio.
Abdessamad Ejjoud (25 anni), il cervello e autore materiale del delitto di una delle due ragazze, Younes Ouaziyad (27), che ha ammesso di aver ucciso l'altra studentessa, e Rachid Afatti (33), che ha filmato la scena: verso loro tre è stata emessa la pena capitale. Abderrahim Khayali, il quarto uomo e autista che si è allontanato al momento del delitto, ha avuto l'ergastolo. Un processo seguito con grande attenzione, non soltanto da Norvegia e Danimarca, e ricco di colpi di scena, tra cui spicca la «chiamata in causa della responsabilità di Stato», obbligato ad «assicurare protezione a cittadini e turisti», avanzata dalle parti civili per indennizzare le famiglie delle due vittime.
IL PENTIMENTO
Altro momento chiave Ejjoud, la mente del gruppo, si sarebbe dichiarato colpevole e poi pentito di quanto fatto, ha riferito il procuratore Abdellatif Ouahbi. Dichiarazioni che non gli sono servite a evitare la condanna a morte. La sentenza, severissima, si inscrive nel quadro del Marocco, paese dove l'esecuzione delle pene capitali è stata sospesa dal 1993 ma, nonostante questa moratoria, centinaia di detenuti sono ancora nel braccio della morte.
Simona Verrazzo
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Il Gazzettino