Trump a Roma non trova muri

Trump a Roma non trova muri
Non alzare muri, accogliere i migranti, il dialogo come strada per la pace. Oggi papa Francesco, com'è nel suo carattere, con Donald Trump non farà giri di parole. Il Pontefice...

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Non alzare muri, accogliere i migranti, il dialogo come strada per la pace. Oggi papa Francesco, com'è nel suo carattere, con Donald Trump non farà giri di parole. Il Pontefice andrà subito al sodo con il nuovo presidente americano che fa visita in Vaticano come terza tappa del suo viaggio nelle tre religioni monoteiste dopo Riad e Gerusalemme.

Al di là del Tevere, dove Trump arriverà in compagnia della moglie Melania e della figlia Ivanka con il marito Jared Kushner, fanno sapere che non è stata concordata nessuna agenda e che la conversazione sarà spontanea, libera da schemi. Trump e il Papa, in poco più di mezz'ora di colloquio, si confronteranno cercando di spingersi oltre le rispettive distanze. Più probabile che si concentreranno su terreni comuni, come il bisogno di arginare il terrorismo, il dialogo inter-religioso e con l'Islam moderato, la difesa dei cristiani in Medio Oriente. Perché un Medio Oriente senza cristiani - è chiaro ormai a tutte le cancellerie internazionali - rappresenterebbe un problema ulteriore per la stabilità dell'intera area.
Un ruolo essenziale verrà giocato dalla capacità empatica di Francesco, capace di mettere a proprio agio gli ospiti, ed ascoltarli. Proprio ieri, alla vigilia, il Papa ha affidato a Twitter un pensiero emblematico, capace di racchiudere il senso dell'appuntamento: «È nel dialogo che si può progettare un futuro condiviso. È attraverso il dialogo che costruiamo la pace, prendendoci cura di tutti».
La scorsa settimana, tornando da Fatima, il Pontefice lanciava altri messaggi: «Io non dò mai un giudizio su una persona senza ascoltarla. Parlando, usciranno le cose. Dirò quello che penso e lui quello che pensa. Sui migranti sapete bene ciò che penso. Ma non ho mai voluto dare un giudizio senza prima sentire la persona».
Alle 11,15 è poi previsto l'incontro con Sergio Mattarella al Quirinale. In cima all'agenda del capo dello Stato c'è la questione dei migranti e quella della stabilizzazione della Libia, tra loro strettamente collegate. Con la richiesta, già avanzata dal premier Paolo Gentiloni durante la visita del 20 aprile alla Casa Bianca, di un maggiore impegno degli States al fine di favorire l'uscita dell'ex colonia dalla guerra civile. Trump un mese fa dribblò la richiesta, limitandosi a elogiare «la leadership italiana» nel tentativo di dare soluzione alla crisi libica.
Altro tema che verrà toccato nel colloquio, oltre a quello della Siria, sarà l'Unione europea. Con l'analisi della vittoria in Francia di Emmanuele Macron e l'implicito invito di Mattarella affinché Trump lavori al rafforzamento dell'Europa e non al suo smantellamento. Rinunciando, per quanto possibile, a curare esclusivamente i rapporti bilaterali con i vari Stati membri. Il tutto, naturalmente, con i toni garbati e felpati della diplomazia.

Al Quirinale, naturalmente, si parlerà anche del G7 di venerdì e sabato a Taormina. Mattarella, al pari di Gentiloni, punta a trasformare il summit siciliano a presidenza italiana in un successo, scongiurando il rischio del flop. Ma questo dossier sarà il cuore soprattutto del colloquio tra Gentiloni e Trump che scatterà alle 12,30 nella dining room di Villa Taverna, la residenza degli ambasciatori Usa in Italia. La speranza: strappare a Trump qualche apertura sia nella difesa dei trattati di libero scambio, sia per ammorbidire l'approccio muscolare di The Donald all'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
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Il Gazzettino