Truffe in internet con la Postapay della disabile

Truffe in internet con la Postapay della disabile
MIRANOCon una scheda Postepay non sua, ma che lei utilizzava, aveva raggirato una ventina di persone. Le aveva convinte a consegnarle denaro con cui bloccare l'acquisto di...

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MIRANO
Con una scheda Postepay non sua, ma che lei utilizzava, aveva raggirato una ventina di persone. Le aveva convinte a consegnarle denaro con cui bloccare l'acquisto di automobili o di altri beni; poi era sparita nel nulla, schermando ogni sua truffa dietro il nome della vera titolare dalla ricaricabile delle Poste, una disabile del Miranese con un'invalidità riconosciuta del 60 per cento. Sotterfugi che a una trentenne di Mirano sono costati la condanna in abbreviato a 2 anni e 6 mesi di reclusione, come deciso dal gup di Venezia, Marta Paccagnella, che nel suo dispositivo ha limato di poco le richieste avanzate dal pubblico ministero Roberto Terzo. In chiusura della sua requisitoria, il pm aveva proposto 2 anni e otto mesi.

Truffa, appropriazione indebita, circonvenzione di incapace e calunnia le accuse che la Procura contestava alla trentenne di Mirano che con la Postepay della disabile che lei aveva circuito - secondo la tesi della magistratura - aveva dato vita ad un giro di affari su internet in cui proponeva investimenti per poi sparire nel nulla, ma con il denaro in tasca. Lasciando le vittime con l'amaro in bocca e la denuncia in canna.
Esposti sono stati diretti a palazzo di Giustizia. Ma tutti i fascicoli erano stati aperti contro la vera titolare della Postepay, ovvero la disabile residente nel Miranese, che di colpo si era trovata indagata in sedici procedimenti e con l'appellativo della truffatrice seriale cucito addosso. Solo le indagini hanno poi dimostrato come la donna sotto inchiesta fosse in realtà anche lei una vittima del castello di bugie e raggiri costruito dalla trentenne condannata in abbreviato. La donna era entrata in confidenza con la titolare della tessera postale riuscendo a farsi consegnare la password con cui agire sul conto, senza però mai sostituire la titolarità della carta. Così poteva agire in tutta libertà senza lasciare proprie tracce: ogni operazione era infatti riferibile alla vera titolare del conto, ignara di quanto stesse succedendo.
LA DIFESA
Costruzione respinta dalla difesa della trentenne, secondo cui non c'era stato nessun raggiro di incapace: secondo la difesa le due donne si erano viste al massimo due volte e non era stata lei a commettere tutte le truffe.

Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino