Travolta e uccisa in carrozzina: condanna a 1 anno

Travolta e uccisa in carrozzina: condanna a 1 anno
PORTOGRUAROPORDENONE Il giudice Alberto Rossi del Tribunale di Pordenone ha condannato a 1 anno di reclusione, con pena sospesa, più 6 mesi di sospensione della patente, S.G.T,...

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PORTOGRUARO
PORDENONE Il giudice Alberto Rossi del Tribunale di Pordenone ha condannato a 1 anno di reclusione, con pena sospesa, più 6 mesi di sospensione della patente, S.G.T, il 50enne di San Michele al Tagliamento che il 5 settembre 2016 aveva travolto e ucciso, sulla variante della statale 14 di Portogruaro, Linda Anese, l'84enne di Summaga che circolava a bordo della carreggiata seduta sulla propria sedia a rotelle.

Si chiude così, dopo tre anni di battaglia legale, un delicato procedimento che ha visto fin dall'inizio le parti opporsi in maniera serrata per vedere riconosciute le proprie ragioni. I tecnici e periti di Giesse risarcimento danni di Portogruaro, il gruppo specializzato che ha assistito la figlia della vittima, era certo fin dal primo momento della buona condotta tenuta dalla signora Anese, nonostante la presenza della carrozzina lungo la tangenziale fosse invece sembrata alquanto inconsueta. Nel corso del processo sono state chieste ben due consulenze tecniche, dapprima dal Pm e, in seguito, direttamente dal giudice, non ancora convinto della prima ricostruzione. Entrambe avevano dato ragione alla signora Anese, tanto da arrivare, pochi mesi fa, nel corso dell'ultima udienza, alla modifica del capo di imputazione, con l'eliminazione della parte in cui era previsto un concorso di colpa inizialmente imputato a carico della donna.
Nella seconda e definitiva consulenza, affidata dal giudice Rossi all'ingegner Giuseppe Monfreda, era stato confermato che «il sinistro si sarebbe potuto evitare se solo l'imputato fosse stato più attento alla guida e avesse mantenuto una velocità, seppur contenuta entro i limiti, tale da evitare di investire Linda Anese». Il perito aveva anche chiarito un altro punto molto discusso fin dall'avvio del processo e decisivo per stabilire le giuste responsabilità nell'incidente: se cioé la Anese potesse o meno circolare lungo quel tratto di strada, seduta sulla propria carrozzina. Tutto stava nel chiarire se la carrozzina utilizzata fosse da considerare o meno un veicolo, con le conseguenze, anche in termini di responsabilità, che ne sarebbero derivate. «Non vi è dubbio che la carrozzina non possa essere definita veicolo, in quanto ausilio per persone disabili - chiariva in maniera definitiva l'ingegner Monfreda, a conclusione della propria perizia ricostruttiva - La signora Anese, pertanto, a bordo della carrozzina deve essere considerata quale pedone e, come tale, poteva circolare lungo quel tratto di strada extraurbana perché dotato di banchina». «Ne eravamo certi e lo abbiamo detto fin dal primo giorno ha commentato soddisfatta Ketty Tesolin, responsabile di Giesse La signora poteva circolare lungo quel tratto di strada e questa condanna, finalmente, non fa che confermarlo definitivamente».

Marco Corazza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino