Trasferimenti, l'arma del risparmio

Trasferimenti, l'arma del risparmio
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TRIESTE - Il costo del lavoro pubblico nel Sistema Fvg va contenuto e ridotto facendo leva sui trasferimenti del personale e sulla capacità limitata di fare assunzioni in base a regole sia nazionali che regionali. Un doppio binario in ossequio sì all'autonomia speciale, ma non meno anche agli obiettivi generali fissati dallo Stato, che valgono come inderogabili finalità di coordinamento della finanza pubblica nazionale. La condizione essenziale dello spazio di autonomia regionale è cogliere il risultato finale, sulla base del patto di stabilità definito di anno in anno fra il Governo e Trieste.

Trasferire personale rientra fra gli strumenti-chiave del risparmio, a cominciare dalle forme di mobilità obbligatorie stabilite a livello nazionale, di pari passo con una stretta al reclutamento di nuovi dipendenti. Tali norme di livello nazionale possono essere affiancate, di fatto, con le forme di mobilità previste o da prevedere a livello regionale nel Comparto unico del pubblico impiego, un esercito di 15mila addetti.
Sono i principi stabiliti con una delibera di 14 pagine dalla Sezione di controllo della Corte dei conti, presieduta da Carlo Chiappinelli, con ciò rispondendo alla richiesta di parere formale (tecnicamente un "motivato avviso") avanzata dalla presidente Debora Serracchiani. È pertanto corretta «la prospettazione adottata dalla Regione» e trasfusa in una nota circolare interna, che tuttavia «appare imperfetta nella parte in cui pone in rapporto di consequenzialità le norme di fonte regionale che stabiliscono tetti alla spesa di personale rispetto alle disposizioni statali sui vincoli alle facoltà di assumere». La condotta corretta - spiega la Corte - è far derivare da norme regionali il governo della spesa del personale a tutti gli Enti che sono soggetti al Patto di stabilità regionale fra l'Amministrazione Fvg (che poi risponde a Roma dei saldi generali), i Comuni e le Province.
Quindi mano libera purché si vinca la partita contabile. Con un'aggiunta, non richiesta esplicitamente da Debora Serracchiani ma esternata egualmente dalla Corte dei conti per completezza: sono «funzionali a obiettivi di contenimento» della spesa anche «le tipologie di mobilità obbligatoria per legge, di recente introdotte nell'ordinamento statale», che sono oltretutto «qualificabili come vincolo alle facoltà di assunzione degli Enti». I magistrati della Sezione di controllo si riferiscono, in particolare, a una norma contenuta nella legge di stabilità nazionale per il 2015 (comma 424 per la precisione) in materia di mobilità obbligatoria del personale in eccedenza, beninteso «tenuto peraltro conto del quadro regionale di riforma del sistema delle autonomie locali».
Versione in prosa: dovranno valere le norme generali previste dall'ordinamento nazionale nel processo di progressiva cancellazione delle Province con l'assunzione di funzioni da parte di Regione e Comuni, ma anche la stessa introduzione delle Unioni comunali imporrà a breve numerosi trasferimenti.
Con tali presupposti, la Corte dei conti desume che «anche l'istituto della mobilità, da misura essenzialmente funzionale a processi di ottimizzazione del lavoro pubblico, risulta nelle recenti disposizioni introdotte dal legislatore statale prioritariamente destinata a incidere sulle facoltà di assunzione degli Enti», nella prospettiva generale del «contenimento dell'onere finanziario sostenibile dagli Enti a titolo di spesa per il personale».

Tutto questo mentre è in arrivo un disegno di legge regionale sul Comparto unico che disciplinerà in via innovativa ed effettiva proprio il tema dei trasferimenti, finora avvenuti col contagocce e senza risparmi apprezzabili per le pubbliche casse.
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Il Gazzettino