ROMA - Un nuovo incontro tra Renzi e Berlusconi, probabilmente mercoledì e a palazzo Chigi. Il terzo faccia a faccia e il primo dopo che il Cavaliere è stato assolto sulla...
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Sul tappeto le riforme costituzionali, ma soprattutto la legge elettorale vero e proprio convitato di pietra dello scontro in atto a palazzo Madama. Preferenze, soglie di sbarramento e composizione del Senato, i punti sui quali verificare - prima di tutto con il Cavaliere - sino a che punto la mediazione della maggioranza di governo si può spingere. Resta invece intoccabile la fine del bicameralismo e l'elezione indiretta, mentre sullo sfondo resta la comune volontà di tenere fuori Montecitorio da una possibile diminuzione dei numero dei deputati. Proprio su questo punto - ovvero sulla riduzione dei deputati e sul Senato elettivo - domani sera ci sarà il primo voto segreto che potrebbe rappresentare l'occasione che i senatori malpancisti attendono per dare uno scossone all'intero impianto della riforma. «Si capirà da questo voto se le riforme si faranno», avverte Paolo Romani, capogruppo azzurro a palazzo Madama. Si tratta, ma il cerino è ormai acceso e pronto a passare rapidamente di mano. Intestarsi la responsabilità di un definitivo stop rischia stavolta di costare caro ai «frenatori». Sarà infatti difficile togliersi quel timbro e soprattutto pesa la consapevolezza - in caso di ennesimo naufragio delle riforme - di dover pagare anche il conto dei fallimenti precedenti. Consapevole di tutto ciò Matteo Renzi intende cinicamente sfruttare il dibattito che spacca il M5S, le oscillazioni della Lega e il disagio che taglia la sinistra sempre critica di Sel e Led. Il governo però non sembra disposto a mollare unilateralmente e non cede sull'altro punto che ritiene fondamentale per non far rientrare dalla finestra il bicameralismo che tutti dicono di voler superare: l'elezione indiretta dei senatori. Così come Berlusconi non intende discutere ora dell'Italicum e, soprattutto, delle soglie. In attesa dell'incontro tra Renzi e Berlusconi, qualcosa potrebbe muoversi già oggi visto che a palazzo Madama si vota il decreto cultura e che i relatori in Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, dovrebbero presentare emendamenti su alcuni aspetti non risolti della riforma. Novità sono quindi attese sul tema dell'immunità, così come sui referendum abrogativi e propositivi. La matassa degli emendamenti, quasi 7 mila, resta però ancora aggrovigliata e i margini per contenere il dibattito e i tempi di approvazione della riforma sono ridottissimi e rischiano di andare oltre la data dell'8 agosto fissata in conferenza dei capigruppo. Rinsaldare l'intesa con il Cavaliere serve a Renzi anche per capire sino a che punto Forza Italia è disposta a concedere margini alla galassia centrista che dovrebbe comporre la federazione dei moderati invocata anche ieri da Giovanni Toti, e che pretendono le preferenze e un sostanzioso abbassamento dello sbarramento. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino