ROMA - Forse sarebbe troppo per l'Italia guardare alla Norvegia. Forse sì, per il Paese delle norme che cambiano sempre, dei permessi e dei divieti che vanno e vengono, il Paese...
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Intanto i fatti e le indagini della magistratura in corso dicono che ora può toccare anche alla Total E&P: il braccio del gruppo francese che opera in Italia potrebbe essere il prossimo a lasciare il nostro Paese, abbandonando il progetto di sviluppo sul giacimento lucano di Tempa Rossa e sul centro logistico a Taranto.
In Italia ha già fatto i bagagli la Shell, rinunciando alla ricerca di gas e petrolio nel Golfo di Taranto, con tanto di 2 miliardi di investimenti andati in fumo. Stesso copione per l'irlandese Petroceltic, scappata dalle acque dell'Adriatico, largo delle Tremiti, e per l'inglese Transunion. Nel frattempo in Adriatico, al largo della costa abruzzese, è stato bloccata la compagnia petrolifera Rockhopper che acquistata la Medoil puntava sul giacimento Ombrina. Meno recente ma comunque clamorosa le rinuncia all'Italia di British Gas per anni di «eccessive ostilità» contro il rigassificatore di Brindisi. La nota a margine è che non fuggono soltanto le compagnie a caccia di petrolio e gas. Anche chi investe in energie rinnovabili preferisce prendere altre strade dopo essersi confrontato con l'Italia.
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Il Gazzettino