Tolmezzo non avrà la nostra montagna

Tolmezzo non avrà la nostra montagna
CONFINI BLINDATIPORDENONE La guerra la si potrà considerare vinta solo quando ci saranno i trattati, che in tempo di pace sono le riforme, in questo caso regionali. La battaglia...

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CONFINI BLINDATI
PORDENONE La guerra la si potrà considerare vinta solo quando ci saranno i trattati, che in tempo di pace sono le riforme, in questo caso regionali. La battaglia intanto non è solo vinta, ma stravinta. La provincia di Pordenone non perderà una fetta importante del suo territorio, cioè la fascia montana che comprende tra le altre la Val d'Arzino, la Valtramontina e la Valcellina. Se dovesse nascere l'ente intermedio facente capo a Tolmezzo, quest'ultimo non conquisterà la montagna pordenonese, che continuerà a guardare a valle e non a monte.

LA DECISIONE
La riforma degli enti locali si concretizzerà l'anno prossimo. La giunta regionale guidata da Massimiliano Fedriga prenderà a picconate le Uti e ripristinerà i soggetti giuridici di area vasta. Si chiameranno di nuovo province? Non è chiaro, ma avranno esattamente quella funzione. Nelle fenditure della riforma si era insinuata la possibilità di creare anche un quinto cantone della regione, quello carnico atteso da decenni dai tifosi dell'autonomia montana. E come in una matrioska, all'interno della nuova provincia tolmezzina si celava anche la possibilità di veder sparire dalla giurisdizione pordenonese paradisi come le forre del Cellina, i canyon dell'Arzino e così via. Ma ieri Massimiliano Fedriga ha spazzato via qualsiasi dubbio in materia: «Non esiste», ha sentenziato il presidente leghista della Regione. La dichiarazione laconica sentenzia già l'abbandono dell'ipotesi che circolava lungo i corridoi del governo regionale. La spiegazione invece è una mano tesa al territorio pordenonese, che almeno non perderà una fetta del suo territorio. «La nuova provincia di Pordenone - ha detto Fedriga chiamandola proprio così - avrà molte più competenze. Sarà un vero e proprio ente di area vasta, che si occuperà anche di dare una mano ai comuni dal punto di vista tecnico». Sono due le notizie importanti: primo, la provincia di Pordenone ricalcherà esattamente i confini attuali; secondo, non sarà un ente-fantoccio o fantasma. Avrà competenze, lavoro, utilità. Un esempio? Le strade. Quelle ex provinciali oggi sono passate sotto l'egida di Fvg Strade. In pratica comanda Trieste, e in alcuni casi i risultati non sono stati entusiasmanti. «Con i nuovi enti territoriali - ha spiegato il presidente Fedriga - la competenza tornerà in capo al soggetto di area vasta». Lo stesso discorso varrà per l'edilizia scolastica, che oggi fa parte del paniere delle Uti. «E i Comuni - ha aggiunto Fedriga - potranno avvalersi del personale del nuovo ente provinciale per portare avanti tutta una serie di adempimenti tecnici». È in pratica quello che doveva succedere nelle centrali di committenza territoriali, che però oggi sono oberate di pratiche e spesso penalizzano gli enti locali più piccoli.
IL CHIARIMENTO

«L'unico dibattito rimasto sul tavolo della Regione - ha chiarito una volta per tutte il presidente Fedriga - è quello relativo all'assetto delle province di Trieste e Gorizia: c'è una componente del Goriziano che chiederebbe di far parte di un'area più vasta, mentre un'altra parte voterebbe per il mantenimento dello status quo». Quanto alla provincia di Tolmezzo, al momento è in forse. Ma ciò che più conta, se dovesse nascere come ente montano con la capitale nel cuore della Carnia, non si sognerebbe di mangiare anche le valli, i torrenti e le creste alpine del Pordenonese, che continueranno a parlare la stessa lingua di sempre, senza bisogno di andare a scuola per imparare il dialetto carnico.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino