Tiziano Scarpa «Mi pare strano Non esiste più»

Tiziano Scarpa «Mi pare strano Non esiste più»
L'INTERVISTA / 2«Vado a Portosecco, alla Sagra del pesce sull'isola di Pellestrina. È un posto bello! Mi piace». Lo scrittore Tiziano Scarpa e Ferragosto, una festa che non...

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L'INTERVISTA / 2
«Vado a Portosecco, alla Sagra del pesce sull'isola di Pellestrina. È un posto bello! Mi piace». Lo scrittore Tiziano Scarpa e Ferragosto, una festa che non c'è. Posizione singolare quella dello scrittore veneziano che quest'anno ha pubblicato Il cipiglio del gufo e l'antologia di poesie Le nuvole e i soldi entrambi per l'editore Einaudi.

Che ne pensa di Ferragosto?
«Non è più la ricorrenza di una volta. Ne abbiamo perso il significato più segreto».
Perchè?
«Perchè un tempo attorno a Ferragosto c'era silenzio. Tutto era rallentato o fermo. Oggi non è più così. Stiamo diventando come il resto d'Europa, che si lavora e si lavora, anche nei giorni dedicati al riposo o alle ferie. Ma un po' tutto è cambiato»
In che senso?
«Non ci sono più i politici ripresi mentre chiacchierano sotto l'ombrellone con i cittadini; non è tutto chiuso e dovevi fare provviste. Abbiamo perso il senso delle ferie. Mi viene in mente il video di poche settimane fa di Marchionne quando parlava delle ferie... Ferie da cosa? diceva. In realtà si sta prosciugando l'idea di Ferragosto così come naturalmente quella dell'estate».
Un po' come la canzone di Paolo Conte, Azzurro e quel ritornello che rendeva bene il senso dell'estate: Sembra quand'ero all'oratorio, con tanto sole, tanti anni fa. Quelle domeniche da solo in un cortile, a passeggiar, ora mi annoio più di allora, neanche un prete per chiacchierar»
«Si un po' così. C'era quel senso di smarrimento e di riposo, di lontananza dal resto del mondo. Che ora non c'è più».
Come se lo ricorda il Ferragosto?
«È come se rimanesse un'isoletta. Una minuscola puntina di terra. Facendo un paragone ardito è la sorte che è toccata allo Stato pontificio. Tanta terra attorno a Roma. Ora invece, c'è solo la Città del Vaticano. Una volta avevamo tante estati intorno, ora abbiamo solo il Ferragosto».
E quindi?
«Faremo come i tedeschi: andremo a scuola prima, magari avremo più ferie durante l'anno. Ma perderemo il senso della sosta estiva. Non c'è più quella rottura che si viveva una volta. Tutto era chiuso, tutto bloccato. Ora non è più così: negozi aperti ininterrottamente; centri commerciali pieni di gente. Gente che mi telefona e che telefona parlando di lavoro. Anche nel bel mezzo di questo periodo che definiamo di ferie».
Insomma, non ci sono più i tempi delle sosta. Spariti.
«Le cito il poeta Paul Celan quando diceva: Quattro stagioni, senza una quinta per decidersi per una di esse. In realtà noi abbiamo perso il senso della lunga pausa. Dovremmo governare di più il nostro tempo, invece di essere fagocitati. C'è, quindi, una mancanza di rottura da tutto il resto che, invece, tempo addietro noi avevamo. C'è una continuità costante di tutto ciò che accade, senza che ci possa essere un momento di stacco».
Ferragosto, un giorno come un altro.
«In realtà l'idea di Ferragosto si è prosciugata. Il capitale globale chiede altri ritmi e a poco a poco ci stiamo adeguando».
E alla fine, comunque, diciamo addio all'estate con le sue passioni, i suoi colori e le sue atmosfere.

«È così. Ferragosto è un punto di svolta. L'estate che retrocede, che nasconde - è pur vero - anche la nostra malinconia».
P.N.D.
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Il Gazzettino