Tito: sette ore di domande a Gaiatto

Tito: sette ore di domande a Gaiatto
L'INCHIESTAPORDENONE Quasi sette ore di interrogatorio. Il trader portogruarese Fabio Gaiatto, 43 anni, ieri non si è sottratto alle domande del procuratore Raffaele Tito. Il...

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L'INCHIESTA
PORDENONE Quasi sette ore di interrogatorio. Il trader portogruarese Fabio Gaiatto, 43 anni, ieri non si è sottratto alle domande del procuratore Raffaele Tito. Il magistrato è arrivato nel carcere di Tolmezzo alle 10 del mattino, affiancato da due investigatori della Guardia di finanza di Portogruaro. Erano tante le questioni da chiarire: ruoli degli indagati, modalità di raccolta del denaro, somme investite e rendimenti mai accreditati. La Procura di Pordenone si è concentrata fino alle 17 sulla colossale truffa ai danni dei risparmiatori che hanno investito nel mercato valutario attraverso la Venice Investment Group. Le presunte estorsioni croate in odor di Casalesi sono, infatti, di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Trieste.

È la seconda volta che Gaiatto si trova a confronto con i magistrati pordenonesi. Il 27 aprile dello scorso anno, quando il fascicolo d'inchiesta era ancora incompleto, Gaiatto aveva chiesto di essere sentito per far chiarezza su accuse che riteneva lontane dalla realtà. Ieri mancava il sostituto procuratore Monica Carraturo. A incalzarlo c'era soltanto il procuratore, e Gaiatto, dalle poche notizie che trapelano, avrebbe dato piena collaborazione.
«È stato un interrogatorio lungo e completo - afferma l'avvocato Guido Galletti - E forse, prima dell'imminente arrivo della richiesta di rinvio a giudizio, potrebbe non essere l'ultimo». Sui contenuti il legale non si sbilancia. «Sarà il procuratore a valutarli - osserva - Gaiatto ha risposto a tutte le domande entrando nel dettaglio. Ha affrontato l'interrogatorio con un atteggiamento collaborativo, consapevole degli errori commessi, desideroso di chiarire tutto, anche ciò che ha subìto, e dispiaciuto per coloro che hanno avuto effetti negativi investendo in Venice». È un Gaiatto che sente il peso della responsabilità quello che ieri Tito ha interrogato. Un uomo provato dalla esperienza in carcere, molto preoccupato per la sua famiglia (alla vigilia di Natale la compagna Najima Romani ha avuto un aggravamento della misura cautelare: era ai domiciliari, adesso è in carcere a Trieste).
Gaiatto ha risposto a tutte le domande con precisione. Avrebbe dato spiegazioni anche sui quei conteggi che, a suo avviso, non tornerebbero. Non ha avuto nulla da ridire sulla raccolta totale di risparmi ricostruita dalla Guardia di Finanza (67 milioni di euro sono stati contestati nel capo di imputazione), ma ha indicato discrepanze sul denaro che, secondo la Procura, non avrebbe restituito ai suoi clienti. È un particolare sul quale il trader portogruarese aveva insistito anche in occasione del primo interrogatorio, quando svelò di essere stato a sua volta vittima di una truffa che gli aveva fatto perdere 12 milioni di euro.
L'inchiesta è stata chiusa a dicembre: associazione per delinquere, abusivismo finanziario e autoriciclaggio sono le accuse, a vario titolo, contestate a 17 persone e tre società. Le richieste di rinvio a giudizio sono imminenti ed entro fine febbraio è attesa la prima udienza preliminare davanti al gup Eugenio Pergola, che sarà fissata in tempo per non lasciar scadere i termini (sei mesi) della misura cautelare eseguita l'11 settembre scorso.

Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino