Terzo trimestre, dazi Usa e Brexit fanno calare la produzione di 5 punti

Terzo trimestre, dazi Usa e Brexit fanno calare la produzione di 5 punti
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CONFINDUSTRIA
UDINE «Permane, anzi si acutizza, una situazione congiunturale negativa confermata anche dall'utilizzo degli impianti, pari al 79,6% rispetto all'82,6% dello stesso periodo dello scorso anno». Inoltre, a contrarsi non sono solo gli indicatori congiunturali, ma anche quelli tendenziali. È il quadro dell'economia regionale che ha consegnato il terzo trimestre del 2019, nella fotografia che ha fatto ieri Confindustria Fvg, analizzando un campione molto significativo di imprese associate. Riguardo alle tendenze per il quarto trimestre, cioè per l'ultimo scorcio dell'anno, il «sentiment» degli imprenditori è prevalentemente stabile, con una nota positiva per la domanda estera. Stabile anche l'andamento occupazionale. Restando al terzo trimestre, la produzione industriale è peggiorata del 2,9% dopo che era già calata di 1,5 punti nel secondo trimestre. L'andamento tendenziale si attesta al -5,5%. Le vendite si sono contratte di 5,7 punti, per effetto combinato della diminuzione delle vendite Italia (-6,3%) e delle vendite estere, -2,2 per cento. Nel terzo trimestre sono calati anche i nuovi ordini, -1,8%, dopo un calo dello 0,1% registrato nel secondo trimestre. Rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, la produzione è calata del 5,5% e le vendite del 2,5 per cento. «Questa situazione ha commentato il presidente di Confindustria Fvg, Giuseppe Bono -, si inserisce in un contesto di complessiva riduzione della crescita economica mondiale a conferma della tendenza degli ultimi tempi, tanto per la nostra regione che per il Paese». A gravare è «soprattutto la grande incertezza su questioni di primaria importanza ha aggiunto il presidente -: le politiche dei dazi, ma anche il mutevole contesto politico europeo o, in modo particolare, l'incognita Brexit. Dall'esito di queste partite dipenderà lo scenario economico di domani». A livello territoriale, ha indicato il presidente, «va implementata la creazione di vere e proprie filiere locali che, partendo dalle specifiche vocazioni di ogni area, consentano di sviluppare un sistema aperto, che metta in comune conoscenze e capacità e si interfacci in maniera osmotica con la grande impresa, stimolando quel processo di cambiamento continuo che è alla base dell'innovazione di processo e di prodotto».

PATTO DEL NORDEST

E in questo contesto Bono vedrebbe favorevolmente «un patto federativo» che coinvolga le associazioni confindustriali del Nordest: Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, con il Friuli Venezia Giulia che potrebbe «costituire un laboratorio» per la creazione di tale patto. «Solo così saremo in grado di incidere significativamente sulle scelte di politica industriale del Paese», ha sostenuto il presidente di Confindustria Fvg, che ha posto anche un'altra avvertenza: «Il manifatturiero è fondamentale». Esso, ha concluso, «fa da volano e illudersi, o ancor peggio pensare di farcela senza questo imprescindibile settore, non potrà che segnare il declino irreversibile dell'Italia o di sue intere aree».
A.L.
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Il Gazzettino