«Terrorismo, non abbassare mai la guardia»

«Terrorismo, non abbassare mai la guardia»
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LA CERIMONIA
PADOVA Anche quest'anno la città ha voluto ricordare le vittime del terrorismo. Ieri mattina, in via Alessio, davanti al monumento dedicato ad Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse il 9 maggio 1978, si sono ritrovati, tra gli altri, il sindaco Sergio Giordani, il Prefetto Renato Franceschelli e il questore Isabella Fusiello. A rappresentare la Provincia c'era, invece, il consigliere delegato Enrico Turrin. Presenti anche alcuni parenti delle vittime del terrorismo.

A prendere la parola durante la breve commemorazione è stato Giordani. «Il 9 maggio è la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo che ha funestato il nostro Paese, con stragi, attentati e omicidi che hanno colpito donne e uomini dello Stato, imprenditori, sindacalisti, giornalisti, solo per ricordare alcuni degli obiettivi che estremisti di ogni genere hanno individuato come nemici nei loro folli piani eversivi ha scandito il primo cittadino il 9 maggio è stata scelta come data simbolo perché, in quella mattinata di 43 anni fa in via Caetani a Roma, veniva ritrovato il corpo di Aldo Moro, assassinato dalle Brigate Rosse, certamente uno dei momenti più drammatici della nostra storia democratica». «Ma il 9 maggio sempre del 1978 è anche il giorno nel quale la mafia uccise Peppino Impastato, vittima di un'altra forma di attacco eversivo alla nostra democrazia e allo Stato che in anni successivi si sarebbe macchiata non solo di terribili omicidi, ma anche di attentati come quelli nei quali persero la vita i magistrati Falcone e Borsellino e di attacchi contro il patrimonio culturale del nostro Paese ha detto ancora il primo cittadino - oggi la minaccia terroristica ha contorni diversi da allora, ma non è meno pericolosa e il suo contrasto è reso ancora più complesso dal mondo globalizzato e connesso nel quale viviamo, e quindi non dobbiamo abbassare la nostra attenzione. Tante, troppe persone, non solo famose e conosciute, sono state barbaramente assassinate nei decenni passati perché sono state individuate come simboli da colpire, o semplicemente perché la loro morte era funzionale alla logica eversiva di questi gruppi terroristici».
«In quegli anni abbiamo capito che la democrazia e la libertà non sono conquistate una volta per tutte e che bisogna che gli anticorpi nella nostra comunità siano sempre in allerta e pronti a reagire. Abbiamo imparato anche combattere questi nemici della nostra libertà senza rinunciare a quei princìpi, di equità e rispetto dei diritti che sono alla base della nostra democrazia ha concluso - ricordare chi ha sacrificato la propria vita per difendere la nostra democrazia, è uno degli elementi fondamentali dell'attenzione che ognuno di noi deve avere per la salvaguardia delle nostre istituzioni. La nostra libertà, la nostra sicurezza sono temi che riguardano ognuno di noi in prima persona».

Alberto Rodighiero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino