Terre alte e Valbelluna infuocano la Provincia

Terre alte e Valbelluna infuocano la Provincia
«La montagna siamo noi». Agordino e Cadore alzano la voce. E...

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«La montagna siamo noi». Agordino e Cadore alzano la voce. E cantano un po' fuori dal coro. Almeno quello della Valbelluna. Perché si fa presto a dire Provincia condivisa e listone unico: i problemi, additati dalle cosiddette «terre alte», rimangono equilibrio e rappresentanza. Se i Comuni più grandi e più popolosi lo volessero, potrebbero coalizzarsi per fagocitare presidente e consiglio provinciale. Il sistema di voto ponderato a seconda del numero di abitanti espresso (a differenza del sistema una testa un voto) non rende giustizia ai Comuni piccoli. E rischia di lasciare le briciole a fette importanti di territorio. Per altro, i nomi dei papabili per la presidenza non fanno che confermare il timore di Cadore e Agordino che proprio per questo hanno avanzato la candidatura di Alessandra Buzzo (sindaco di Santo Stefano). Giovedì, nel corso della riunione tra i sindaci, Maria Antonia Ciotti (Pieve di Cadore) e Siro De Biasio (Alleghe) hanno lanciato un appello ben preciso, per evitare che la Valbelluna «si schieri contro le terre che hanno più bisogno di rappresentanza politica e istituzionale». Al «la» della lettera aperta di Ciotti e De Biasio, segue un coro unanime. «La specificità montana per cui la Provincia di Belluno è stata salvata dal depennamento non sta certo a Belluno, a Feltre o in Valbelluna - dice Siro De Biasio -. È giusto che la montagna e le sue necessità siano fortemente rappresentate a Palazzo Piloni. Purtroppo ho avuto la sensazione che la nostra idea abbia fatto saltare gli equilibri durante la riunione di giovedì: forse c'era qualcosa di già deciso». «I Comuni piccoli sono penalizzati in partenza con un sistema di voto a carature diverse - afferma Oscar Troi, sindaco di Colle Santa Lucia -. Una Provincia di secondo grado, non elettiva, deve essere rappresentativa di tutto il territorio: qui c'è il rischio che manchi totalmente l'equilibrio. Non sarà un gioco semplice costruire una lista unica che tenga conto delle necessità di tutti». E c'è anche chi rimane perplesso sul futuro della Provincia, più che sul presente della lista unica. «Rimango scettico - commenta Gianluca Masolo (Vodo di Cadore) -. Si parla di banda larga e infrastrutture, ma si tratta di sogni. La realtà è che non ci sono risorse». «Non abbiamo bisogno di un altro ente inutile - aggiunge Andrea De Bernardin (Rocca Pietore) -. Vogliamo un altro Bim Gsp? Assurdo. Stiamo creando un altro carrozzone che non riuscirà a soddisfare le aspettative di chi ripone fiducia nel nuovo ente».
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Il Gazzettino